Avvenire 7.4.2006 CI È CHIESTO UN VOTO MEDITATO Eugenia Roccella La scadenza elettorale è qui, a un passo. Spesso, presi dalla nostra quotidianità, dagli affetti, dal lavoro, ci accade di infastidirci della presenza eccessiva e ingombrante della politica nel momento del voto. Votare è una piccola cosa, una croce messa su una scheda ogni cinque anni, e non ci sembra che quel gesto minimo di partecipazione abbia poi un grande significato per la nostra vita e quella di chi amiamo. Eppure mai come oggi ci è richiesto un voto selettivo e meditato, che difenda la concretezza del senso comune e le offra un futuro. Perché è il senso comune ad essere pericolosamente in bilico. La famiglia, per esempio. Che certamente non è un luogo ideale, dove alligna la perfezione, ma una normale aggregazione umana, con i suoi limiti e le sue inadeguatezze. La famiglia è, da molto tempo, oggetto di attacchi di tutti i tipi, frontali e subdoli, feroci e suadenti. Se è rimasta in piedi, è per la resistenza spo