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Visualizzazione dei post da agosto 6, 2006

Il sacrificio di Cristo ed il suo significato nella narrazione allegorica di C.S.Lewis

Il sacrificio di Cristo ed il suo significato nella narrazione allegorica di C.S.Lewis, ora sugli schermi nella versione cinematografica di Andrew Adamson Le cronache di Narnia: il Leone, la Strega e l'Armadio di Andrea Lonardo Tratto dal sito della parrocchia di Santa Melania Riguardo all'altro nome di Aslan, vorrei davvero che fossi tu ad indovinare. C'è mai stato qualcuno in questo nostro mondo che: 1) giunse nello stesso periodo di Babbo Natale; 2) disse di essere il figlio del Grande Imperatore; 3) per la colpa di qualcun altro diede se stesso a degli uomini cattivi che lo derisero e lo uccisero; 4) tornò in vita; 5) viene alle volte chiamato l'Agnello (vedi la conclusione del Veliero)? Davvero non sai il Suo nome in questo mondo? Pensaci su e fammi sapere la tua risposta! Così C.S.Lewis, autore dei tre volumi de Le cronache di Narnia da un episodio dei quali è tratto il film di A.Adamson in questi giorni sugli schermi, rispondeva ad Hila, una bambina americana

Dizionario del buon senso: una prefazione

Dizionario del buon senso: una prefazione Per dirla subito e chiara: sfuggo, se appena possibile, alla pratica di quel faticoso – e rischioso – genere letterario che chiamano “prefazione”. Innanzitutto, perché richiede la lettura di un libro che spesso non hai voglia di leggere, almeno in quel momento. Quelli della mia generazione sono stati formati – e deformati – da certe brossure tascabili, con in copertina un fascinoso acquerello, l’indice degli articoli e la testata: Selezione dal Reader’s Digest. Un capolavoro mai riuscito ad altri, almeno in quelle dimensioni planetarie. Farcela, cioè, a riempire barche di soldi, vendendo a caro prezzo fascicoli di propaganda ben confezionata ma per niente dissimulata. Se tanti si sono convinti che non ci fosse salvezza se non nell’imitare, da provinciali poveri, l’american way of life, lo si deve anche a quelle pagine. I tedeschi, durante la guerra, avevano Signal: al di là dei contenuti, un capolavoro di tecnica redazionale, di impaginazione,

Dizionario del buon senso: una prefazione

Dizionario del buon senso: una prefazione Per dirla subito e chiara: sfuggo, se appena possibile, alla pratica di quel faticoso – e rischioso – genere letterario che chiamano “prefazione”. Innanzitutto, perché richiede la lettura di un libro che spesso non hai voglia di leggere, almeno in quel momento. Quelli della mia generazione sono stati formati – e deformati – da certe brossure tascabili, con in copertina un fascinoso acquerello, l’indice degli articoli e la testata: Selezione dal Reader’s Digest. Un capolavoro mai riuscito ad altri, almeno in quelle dimensioni planetarie. Farcela, cioè, a riempire barche di soldi, vendendo a caro prezzo fascicoli di propaganda ben confezionata ma per niente dissimulata. Se tanti si sono convinti che non ci fosse salvezza se non nell’imitare, da provinciali poveri, l’american way of life, lo si deve anche a quelle pagine. I tedeschi, durante la guerra, avevano Signal: al di là dei contenuti, un capolavoro di tecnica redazionale, di impaginazione,

Si, il dialogo può ricominciare da Maria

Corriere della Sera, 15 giugno 2006. Si, il dialogo può ricominciare da Maria di Vittorio Messori L’attuale cultura “ufficiale“ sembra incapace –malgrado l’impegno e la buona volontà- di instaurare non si dice un dialogo, ma anche solo una convivenza meno conflittuale con il mondo musulmano. Questo mondo per il quale la religione non è, come in Occidente, una scelta personale (per giunta, sempre meno praticata) ma è la base che regge e dà forma non solo alla vita del singolo ma a quella di tutta la comunità. L’approccio “laico“ di europei ed americani, il loro rifarsi a categorie politiche, economiche o anche solo meramente “culturali“, non provoca accettazione ma rifiuto in un blocco islamico per il quale tutto deve rifarsi a una prospettiva teologica. Per la Umma, la comunità dei credenti, Dio “si è fatto carta“, la carta di al Quràn, che raccoglie il codice immutabile dettato a Muhammad e al quale ogni secolo e popolo deve obbedienza. Per questo mi sembrano davvero prezi

Ahmadinejad vuole l'apocalisse

Dal FOGLIO del 9 agosto 2006, un articolo di Bernard Lewis ripreso da MILANO FINANZA e sal Wall Street Journal. Ecco il testo: Durante la Guerra fredda, entrambi gli schieramenti possedevano armi di distruzione di massa, ma nessuno dei due le ha usate, perché trattenuti da ciò che si definiva il Mad (“mutual assured destruction”), la sicurezza della reciproca distruzione. La stessa cosa ha senza dubbio impedito il loro utilizzo nel conflitto tra India e Pakistan. Oggi sembra incombere un nuovo scontro tra un Iran dotato di armi nucleari e i suoi grandi nemici, definiti dal defunto ayatollah Khomeini il “Grande Satana” e il “Piccolo Satana”, ossia gli Stati Uniti e Israele. Contro gli Stati Uniti, un attacco nucleare potrebbe essere compiuto con un’azione terroristica, metodo che ha il vantaggio di mantenere nascosta l’identità del mandante. Contro Israele, l’obiettivo è sufficientemente piccolo e vicino da consentire il tentativo di una distruzione totale con un bombardamento diretto.

Il mistero dell'esistenza umana

Il Vangelo e la vita sociale degli uomini La voce del Vescovo di mons. Girolamo Grillo, vescovo di Civitavecchia-Tarquinia Agosto 2006 Tratto dal sito della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia Una delle tante questioni solitamente dibattute in molte rubriche televisive ed anche in altri strumenti di comunicazione di massa è la ricerca della felicità. Alla domanda: “ma perché mai tanta gente si parte da lontano continuamente durante i cosiddetti “ponti settimanali” e nei vari periodi di ferie (corte o lunghe)? “in cerca di che cosa?” “E perché mai, pur non avendo a disposizione adeguate disponibilità finanziaria, quasi tutta programmano vacanze all’estero e, magari, nelle isole più lontane dei mari tropicali”? La risposta è quasi sempre identica: “si va in cerca di un po’ di felicità”. Ovviamente c’è anche chi, invece della ricerca della felicità, parla di un po’ di riposo o di ricreazione a motivo della stanchezza causata dal lavoro. Sembra, però, che ad usare questo linguaggio siano, p

Weigel spiega perché nel catechismo cattolico il sesso è preso più sul serio che su Playboy

Weigel spiega perché nel catechismo cattolico il sesso è preso più sul serio che su Playboy di Giulio Meotti Tratto da Il Foglio del 24 giugno 2006 E’ il racconto di un elezione pontificia che si trasforma, pagina dopo pagina, nel canovaccio letterario del pensiero di Benedetto XVI. L’ultimo libro di George Weigel, “God’s Choice” (che sarà tradotto anche in Italia) parla la lingua di un declino autentico e ha il dono di una stanchezza che annotta nella plasticità di un ratzingerismo aulico, patristico. Se il fanatismo, come diceva Emile Cioran, è la tara capitale che dà all’uomo il gusto dell’efficacia, della profezia e del terrore, Weigel brandisce una teologia del nitore antifanatico dallo spessore confortante e con una dignità figurativa innestata nella riflessione come la colonna vertebrale in un corpo, mantenendola dritta. Il suo humour senza brio, unito a una solitaria predilezione per la libertà, ricorda molto l’ansia visionaria di George Bernanos, che nel 1927 scrisse che “la n

«C’è un orecchio che non sente là dove sono le solitarie ragioni d’Israele»

7 Agosto 2006 «C’è un orecchio che non sente là dove sono le solitarie ragioni d’Israele» Ancora un ringhio dal buio. Ahmadinejad. L’altro giorno l’orco con la giacchetta ha detto che la soluzione è la distruzione di Israele. E’ lui il nostro partner per la pace. Ringhia – e molti non sentono. Allora siamo qui a parlare di sordità. C’è una costante disparità di udito verso la Storia ebraica, non sentita quella, sentita quella di chiunque altro. E risuona forte la sproporzione della condanna ecumenica della violenza e questo inudito, continuo ringhio nell’aria. Tutti potremmo sentirlo. Eppure molti orecchi non sentono la limpidezza malefica, questa cristallina purezza alla rovescia: “L’unica soluzione è la distruzione d’Israele”. Il male ha l’astuzia per regnare. C’è un orecchio che non funziona, là dove risuonano le solitarie ragioni d’Israele. Allora mi ricordo. Quasi nessuno degli amici di un tempo, ragazzi con me nella sinistra dei primi anni 70, al Manifesto, ai concerti jazz che o