Corriere della Sera, 15 giugno 2006.
Si, il dialogo può ricominciare da Maria
di Vittorio Messori
L’attuale cultura “ufficiale“ sembra incapace –malgrado l’impegno e la buona volontà- di instaurare non si dice un dialogo, ma anche solo una convivenza meno conflittuale con il mondo musulmano. Questo mondo per il quale la religione non è, come in Occidente, una scelta personale (per giunta, sempre meno praticata) ma è la base che regge e dà forma non solo alla vita del singolo ma a quella di tutta la comunità. L’approccio “laico“ di europei ed americani, il loro rifarsi a categorie politiche, economiche o anche solo meramente “culturali“, non provoca accettazione ma rifiuto in un blocco islamico per il quale tutto deve rifarsi a una prospettiva teologica. Per la Umma, la comunità dei credenti, Dio “si è fatto carta“, la carta di al Quràn, che raccoglie il codice immutabile dettato a Muhammad e al quale ogni secolo e popolo deve obbedienza.
Per questo mi sembrano davvero preziose le parole di Magdi Allam ai 60mila partecipanti del pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto . Sono parole fuori dal coro degli auspici impotenti di agnostici, atei, “laici“ in genere, convinti che la religione sia un hobby privato se non una sovrastruttura ormai in disgregazione. L’egiziano che, per rifarsi al titolo del suo libro, “ama l’Italia“ forse più di molti italiani, ha addirittura lanciato un appello scandaloso o, almeno, incomprensibile per una certa intellighenzia: “Musulmani italiani, fratelli miei, facciamo del culto di Maria un momento unificante con i cristiani e del pellegrinaggio a Loreto e in ogni altro santuario dedicato a Lei un momento di condivisione e di fratellanza tra le persone di buona volontà“.
Allam ha ricordato ciò che molti cristiani hanno ormai dimenticato e che, in ogni caso, lascia indifferente la loro cecità a ciò che muove davvero le masse. Il Corano dedica alla Madre di Gesù un’intera Sura, ne fa il nome venerato per quaranta volte, l’innalza sino al fianco di Fatima, la figlia prediletta del Profeta, le affida un ruolo di maternità misericordiosa, ne difende l’onore contro gli ebrei che la diffamano (la “calunnia mostruosa“ sulla sua verginità che provocherà “il castigo di Dio“ e “l’ira dei credenti“ contro Israele, dice il Testo sacro). Tutta la Tradizione islamica successiva non ha fatto che esaltare la “Signora Maria“, come la chiamano. Chi, in ambiente cristiano, la bestemmi è considerato, al massimo, un maleducato. Chi osasse farlo tra musulmani, chi ne mettesse in dubbio la purezza perpetua, rischierebbe il linciaggio sul posto da parte della folla inferocita.
Il vicedirettore di questo giornale ha ricordato ciò che tanti nostri “esperti“ ignorano o non sanno valutare: proprio i santuari mariani sono, in terra d’Islam, i luoghi d’incontro tra cristiani e musulmani. Gesù è venerato ma solo come penultimo dei profeti, come annunciatore di quello definitivo, Muhammad. Al rispetto per il Nazareno si accompagna non solo la venerazione ma anche l’amore appassionato per la Madre. A partire dalla Pasqua del 1968 una Donna biancovestita apparve sulla cupola della chiesa copta di Zeitoun, un sobborgo del Cairo. Furono operai musulmani che la scorsero per primi. Accorsero subito le folle a recitare, prostrate, i versetti coranici che esaltano Maria e ad acclamare la Sempre Vergine che –secondo la tradizione– proprio a Zeitoun si era riposata, fuggendo in Egitto con il Figlio e con Giuseppe. Per molte notti la Signora si mostrò, luminosa e circondata di colombe bianche, alle masse che giungevano ormai da tutto il Paese, guidate dai loro imam. Se il Patriarca copto –in accordo con quello cattolico– dichiarò ufficialmente che era proprio la Madonna ad apparire fu anche per la pressione entusiasta dei musulmani che già da sempre frequentavano santuari come quello del monte Al Tir, altro luogo di sosta per la Sacra Famiglia.
Magdi Allam ha ricordato un aspetto importante, eppure per molti insospettabile: tra i modi per cercare di evitare il disastroso “scontro di civiltà“ c’è la riscoperta di questo “luogo d’incontro“ che è la persona della Vergine. E’ anche questa, forse, una delle ironie della storia: certi laicissimi politologi, certi autorevoli commentatori, certi onniscienti analisti dovranno far posto, nelle loro biblioteche, a testi di sinora irrisa devozione mariana e dovranno pellegrinare per santuari dove croce e mezzaluna pacificamente s’incrociano.
Si, il dialogo può ricominciare da Maria
di Vittorio Messori
L’attuale cultura “ufficiale“ sembra incapace –malgrado l’impegno e la buona volontà- di instaurare non si dice un dialogo, ma anche solo una convivenza meno conflittuale con il mondo musulmano. Questo mondo per il quale la religione non è, come in Occidente, una scelta personale (per giunta, sempre meno praticata) ma è la base che regge e dà forma non solo alla vita del singolo ma a quella di tutta la comunità. L’approccio “laico“ di europei ed americani, il loro rifarsi a categorie politiche, economiche o anche solo meramente “culturali“, non provoca accettazione ma rifiuto in un blocco islamico per il quale tutto deve rifarsi a una prospettiva teologica. Per la Umma, la comunità dei credenti, Dio “si è fatto carta“, la carta di al Quràn, che raccoglie il codice immutabile dettato a Muhammad e al quale ogni secolo e popolo deve obbedienza.
Per questo mi sembrano davvero preziose le parole di Magdi Allam ai 60mila partecipanti del pellegrinaggio notturno da Macerata a Loreto . Sono parole fuori dal coro degli auspici impotenti di agnostici, atei, “laici“ in genere, convinti che la religione sia un hobby privato se non una sovrastruttura ormai in disgregazione. L’egiziano che, per rifarsi al titolo del suo libro, “ama l’Italia“ forse più di molti italiani, ha addirittura lanciato un appello scandaloso o, almeno, incomprensibile per una certa intellighenzia: “Musulmani italiani, fratelli miei, facciamo del culto di Maria un momento unificante con i cristiani e del pellegrinaggio a Loreto e in ogni altro santuario dedicato a Lei un momento di condivisione e di fratellanza tra le persone di buona volontà“.
Allam ha ricordato ciò che molti cristiani hanno ormai dimenticato e che, in ogni caso, lascia indifferente la loro cecità a ciò che muove davvero le masse. Il Corano dedica alla Madre di Gesù un’intera Sura, ne fa il nome venerato per quaranta volte, l’innalza sino al fianco di Fatima, la figlia prediletta del Profeta, le affida un ruolo di maternità misericordiosa, ne difende l’onore contro gli ebrei che la diffamano (la “calunnia mostruosa“ sulla sua verginità che provocherà “il castigo di Dio“ e “l’ira dei credenti“ contro Israele, dice il Testo sacro). Tutta la Tradizione islamica successiva non ha fatto che esaltare la “Signora Maria“, come la chiamano. Chi, in ambiente cristiano, la bestemmi è considerato, al massimo, un maleducato. Chi osasse farlo tra musulmani, chi ne mettesse in dubbio la purezza perpetua, rischierebbe il linciaggio sul posto da parte della folla inferocita.
Il vicedirettore di questo giornale ha ricordato ciò che tanti nostri “esperti“ ignorano o non sanno valutare: proprio i santuari mariani sono, in terra d’Islam, i luoghi d’incontro tra cristiani e musulmani. Gesù è venerato ma solo come penultimo dei profeti, come annunciatore di quello definitivo, Muhammad. Al rispetto per il Nazareno si accompagna non solo la venerazione ma anche l’amore appassionato per la Madre. A partire dalla Pasqua del 1968 una Donna biancovestita apparve sulla cupola della chiesa copta di Zeitoun, un sobborgo del Cairo. Furono operai musulmani che la scorsero per primi. Accorsero subito le folle a recitare, prostrate, i versetti coranici che esaltano Maria e ad acclamare la Sempre Vergine che –secondo la tradizione– proprio a Zeitoun si era riposata, fuggendo in Egitto con il Figlio e con Giuseppe. Per molte notti la Signora si mostrò, luminosa e circondata di colombe bianche, alle masse che giungevano ormai da tutto il Paese, guidate dai loro imam. Se il Patriarca copto –in accordo con quello cattolico– dichiarò ufficialmente che era proprio la Madonna ad apparire fu anche per la pressione entusiasta dei musulmani che già da sempre frequentavano santuari come quello del monte Al Tir, altro luogo di sosta per la Sacra Famiglia.
Magdi Allam ha ricordato un aspetto importante, eppure per molti insospettabile: tra i modi per cercare di evitare il disastroso “scontro di civiltà“ c’è la riscoperta di questo “luogo d’incontro“ che è la persona della Vergine. E’ anche questa, forse, una delle ironie della storia: certi laicissimi politologi, certi autorevoli commentatori, certi onniscienti analisti dovranno far posto, nelle loro biblioteche, a testi di sinora irrisa devozione mariana e dovranno pellegrinare per santuari dove croce e mezzaluna pacificamente s’incrociano.