La Sapienza e la cristofobia di certi intellettuali italiani
13 gennaio 2008
Attenzione, preparano l’agguato al Papa
L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per l’inaugurazione dell’anno accademico…
di Renato Farina
L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per l’inaugurazione dell’anno accademico. Hanno firmato un appello, sono quasi tutti fisici. Dicono: è uno straniero, un oscurantista, ha parlato male di Galileo difendendone la condanna diciassette anni fa. Una bugia, lo vedremo. Ma procediamo. Era stato il rettore a volere la presenza di Benedetto XVI. Nei piani originari sarebbe dovuta toccare al Santo Padre la lectio magistralis, la prolusione che dà il tono dell’anno universitario. Poi però pareva di dare troppo onore a un Ratzinger qualunque. E il rettore ha ripiegato, cedendo alle pressioni, mettendolo al terzo o quarto posto tra i relatori, preceduto da quel fenomeno di laureato della Scuola Normale di Pisa, Fabio Mussi, oggi ministro della Ricerca, e dal sindaco Walter Veltroni. Il Papa, che è umile, non ha fatto una piega, ha detto va bene. Era abituato a dibattere con gente tipo Habermas, è stato professore nelle massime università tedesche, da Monaco a Tubinga, ma si accontentava anche di mettersi in coda al noto perito della scuola cinematografica Veltroni. Mussi e Veltroni, questi due scienziatoni da Nobel, hanno il plauso dei docenti protestatari. I quali non si sono accontentati di un malcontento sommesso. Hanno chiamato a corte le truppe. Così a costoro hanno assicurato di garantire una presenza fattivamente contestatrice di gruppi no global, che già stanno battendo su internet il loro tamburo da richiamo della foresta, per montare casini antipapali. C’è allarme ordine pubblico. Il Papa non demorde però. Il cardinal Ruini lo sostiene, assicura che sarà accolto bene: sono migliaia i docenti felici di incontrarlo, e gli studenti pure. Dunque Ratzinger ci va lo stesso. Non vuole blindature. Il suo pensiero è che siamo come nei primi secoli della Chiesa: Saulo di Tarso parlava all’Areopago di Atena, suscitando il riso dei presunti sapienti. Lui non si sente migliore del vecchio apostolo. I primi secoli sono profezia degli ultimi. Qui faremmo alcune osservazioni. Anzitutto a Repubblica, che è il quotidiano che si fa eco di questa volontà di pulizia etnica del Papa dall’università e dunque dall’ambito culturale. Ieri ha ospitato senza repliche incredibili discorsi da repulisti razziale. La morale è tirata da tale Carlo Cosmelli, forse un Nobel, che spiega il fuoco di sbarramento: «Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nell’ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con quella rivelata, la prima deve fermarsi. In una comunità scientifica ciò non può essere accettato». È evidente la panzana. Questo Papa non fa altro che domandare di «allargare la ragione» (Regensburg, 14 settembre 2006). Pone la questione dell’uso della scienza non della necessità della scienza. Ma - a leggere bene - questi scienziati de noantri imputano al Papa un discorso del 1990. Gli attribuiscono questo pensiero preso da Feyerabend: «Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto». Questa frase è tratta da internet, voce Ratzinger in Wikipedia, e questi hanno copiato senza leggere il discorso integrale dove l’allora cardinale spiegava come anche Ernst Block e tanti altri filosofi stessero rivalutando l’attitudine della Chiesa verso la scienza. L’esatto contrario di quanto sostenuto dai 67 piuttosto somari. Ma non vale la pena discutere con chi cerca pretesti per l’intolleranza. In realtà a noi basterebbe si applicasse la par condicio. C’è una specie di cristofobia dominante in certi ambiti intellettuali italiani: un odio quasi neroniano, che si trasforma in amore sollecito e pastorale verso gli islamici purché siano estremisti. L’Università La Sapienza di Roma ha siglato il 15 giugno del 2006 un accordo per la creazione di un Comitato accademico italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze umane nel Mediterraneo» (Oscum), tra la celebre università islamica di Al Azhar, considerata una sorta di Vaticano sunnita, e un cartello di cinque università italiane tra cui primeggia appunto La Sapienza di Roma. L’accordo è stato firmato alla presenza dello sheikh di Al Azhar, Mohamed Sayed Tantawi, ritenuto la massima autorità teologica dell’islam sunnita. Tantawi è uno che ha scritto fatwe per giustificare i kamikaze palestinesi, per santificare la condanna a morte di islamici che si convertano al cristianesimo e lo dicano ad alta voce. Ma per i professori della Sapienza di Roma va bene così, nessun appello avverso. Al Tantawi sì, Ratzinger no. A questo siamo ridotti nelle Università italiane. Se ci fosse un criterio serio per la selezione dei docenti, questa gente dovrebbe essere sospesa dall’insegnamento. Figuriamoci, hanno già avuto mezza partita vinta: hanno retrocesso il Papa a figurante tra Mussi e Veltroni, ma non si accontentano. Repubblica di Ezio Mauro è dalla loro parte. Queste cose si vedevano al tempo del nazismo contro gli uomini diversamente pensanti. Ora accadono a Roma, Italia.
LIBERO 13 gennaio 2008
13 gennaio 2008
Attenzione, preparano l’agguato al Papa
L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per l’inaugurazione dell’anno accademico…
di Renato Farina
L’ignoranza domina tra i presunti scienziati dell’Università La Sapienza di Roma. In 67 cattedratici vogliono impedire al Papa di parlare, anzi persino di entrare in aula magna giovedì prossimo, per l’inaugurazione dell’anno accademico. Hanno firmato un appello, sono quasi tutti fisici. Dicono: è uno straniero, un oscurantista, ha parlato male di Galileo difendendone la condanna diciassette anni fa. Una bugia, lo vedremo. Ma procediamo. Era stato il rettore a volere la presenza di Benedetto XVI. Nei piani originari sarebbe dovuta toccare al Santo Padre la lectio magistralis, la prolusione che dà il tono dell’anno universitario. Poi però pareva di dare troppo onore a un Ratzinger qualunque. E il rettore ha ripiegato, cedendo alle pressioni, mettendolo al terzo o quarto posto tra i relatori, preceduto da quel fenomeno di laureato della Scuola Normale di Pisa, Fabio Mussi, oggi ministro della Ricerca, e dal sindaco Walter Veltroni. Il Papa, che è umile, non ha fatto una piega, ha detto va bene. Era abituato a dibattere con gente tipo Habermas, è stato professore nelle massime università tedesche, da Monaco a Tubinga, ma si accontentava anche di mettersi in coda al noto perito della scuola cinematografica Veltroni. Mussi e Veltroni, questi due scienziatoni da Nobel, hanno il plauso dei docenti protestatari. I quali non si sono accontentati di un malcontento sommesso. Hanno chiamato a corte le truppe. Così a costoro hanno assicurato di garantire una presenza fattivamente contestatrice di gruppi no global, che già stanno battendo su internet il loro tamburo da richiamo della foresta, per montare casini antipapali. C’è allarme ordine pubblico. Il Papa non demorde però. Il cardinal Ruini lo sostiene, assicura che sarà accolto bene: sono migliaia i docenti felici di incontrarlo, e gli studenti pure. Dunque Ratzinger ci va lo stesso. Non vuole blindature. Il suo pensiero è che siamo come nei primi secoli della Chiesa: Saulo di Tarso parlava all’Areopago di Atena, suscitando il riso dei presunti sapienti. Lui non si sente migliore del vecchio apostolo. I primi secoli sono profezia degli ultimi. Qui faremmo alcune osservazioni. Anzitutto a Repubblica, che è il quotidiano che si fa eco di questa volontà di pulizia etnica del Papa dall’università e dunque dall’ambito culturale. Ieri ha ospitato senza repliche incredibili discorsi da repulisti razziale. La morale è tirata da tale Carlo Cosmelli, forse un Nobel, che spiega il fuoco di sbarramento: «Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nell’ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con quella rivelata, la prima deve fermarsi. In una comunità scientifica ciò non può essere accettato». È evidente la panzana. Questo Papa non fa altro che domandare di «allargare la ragione» (Regensburg, 14 settembre 2006). Pone la questione dell’uso della scienza non della necessità della scienza. Ma - a leggere bene - questi scienziati de noantri imputano al Papa un discorso del 1990. Gli attribuiscono questo pensiero preso da Feyerabend: «Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto». Questa frase è tratta da internet, voce Ratzinger in Wikipedia, e questi hanno copiato senza leggere il discorso integrale dove l’allora cardinale spiegava come anche Ernst Block e tanti altri filosofi stessero rivalutando l’attitudine della Chiesa verso la scienza. L’esatto contrario di quanto sostenuto dai 67 piuttosto somari. Ma non vale la pena discutere con chi cerca pretesti per l’intolleranza. In realtà a noi basterebbe si applicasse la par condicio. C’è una specie di cristofobia dominante in certi ambiti intellettuali italiani: un odio quasi neroniano, che si trasforma in amore sollecito e pastorale verso gli islamici purché siano estremisti. L’Università La Sapienza di Roma ha siglato il 15 giugno del 2006 un accordo per la creazione di un Comitato accademico italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze umane nel Mediterraneo» (Oscum), tra la celebre università islamica di Al Azhar, considerata una sorta di Vaticano sunnita, e un cartello di cinque università italiane tra cui primeggia appunto La Sapienza di Roma. L’accordo è stato firmato alla presenza dello sheikh di Al Azhar, Mohamed Sayed Tantawi, ritenuto la massima autorità teologica dell’islam sunnita. Tantawi è uno che ha scritto fatwe per giustificare i kamikaze palestinesi, per santificare la condanna a morte di islamici che si convertano al cristianesimo e lo dicano ad alta voce. Ma per i professori della Sapienza di Roma va bene così, nessun appello avverso. Al Tantawi sì, Ratzinger no. A questo siamo ridotti nelle Università italiane. Se ci fosse un criterio serio per la selezione dei docenti, questa gente dovrebbe essere sospesa dall’insegnamento. Figuriamoci, hanno già avuto mezza partita vinta: hanno retrocesso il Papa a figurante tra Mussi e Veltroni, ma non si accontentano. Repubblica di Ezio Mauro è dalla loro parte. Queste cose si vedevano al tempo del nazismo contro gli uomini diversamente pensanti. Ora accadono a Roma, Italia.
LIBERO 13 gennaio 2008