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Roccella sulla Ru486

dom 13 gen 2008

di Eugenia Roccella

Tratto da Il Foglio del 12 gennaio 2008

Al direttore - Quelli della Turco sono “discorsi da femministe in menopausa”, ha dichiarato il ginecologo Silvio Viale, grande sostenitore della pillola abortiva Ru486.

Sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, Viale si lascia andare, tornando con la memoria ai tempi beati in cui gli aborti erano tanti: “E’ ora di ammettere che la coscienza e la memoria collettiva delle donne sull’aborto si è affievolita.

Non è più il 1982 (230.000 aborti legali e 100.000 clandestini) con due donne su tre destinate a farlo, perché oggi solo una donna su tre, forse una su quattro, farà una Ivg nell’arco della sua vita riproduttiva”.

Peccato, certo. Vuoi mettere la Spagna, dove gli aborti, in era zapateriana, stanno gloriosamente aumentando? Poi però Viale mette da parte le rievocazioni nostalgiche e attacca decisamente la Turco (che ha notato come il dibattito sull’aborto sia un po’ troppo connotato al maschile), con un argomento inoppugnabile: “La Bertolini, la Roccella, la Carlucci, la Gardini o la Meloni sono forse dei travestiti?”. Direi di no. E nemmeno siamo tutte in menopausa. Difficile però spiegare al nostro amico ginecologo che mettere in campo l’età e la menopausa non è il modo migliore per infiammare gli animi femminili, ma anzi, è la strada sicura per ricompattare donne di schieramenti diversi. Vogliamo tirare in ballo la critica inelegante alle rughe della Clinton, e, dall’altra parte, la paura che fanno quelle come la Royal, che rovesciano il gioco e usano il fascino femminile come diretto strumento politico? Oppure è un problema di esperienza diretta, che esclude chiunque non sia in età fertile dalla discussione sull’aborto? Allora Pannella e Bonino dovrebbero tacere? Ma Viale è talmente politicamente scorretto da essere persino tenero. L’attacco al ministro Turco si conclude indicando come arma decisiva contro “gli antiabortisti” la Ru486: “E’ proprio questo snobismo autoreferenziale, da vecchia combattente, che mi irrita, perché lascia spazio libero e incontrastato all’integralismo degli antiabortisti.

A Ferrara & C. occorre replicare con i fatti, assumendosi la responsabilità di decidere. La Ru486 è il primo banco di prova”. Su questo, ha perfettamente ragione. Se passa la pillola abortiva, nel giro di qualche anno la legge 194 salta, e l’aborto esce dal campo dei problemi sociali e dei grandi dilemmi etici, per trasformarsi in un fatto esclusivamente privato: una piccola tragedia casalinga, consumata tra la cucina e il bagno.

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