Antonio Socci 07.04.2006
Diceva Oscar Wilde che è già grave perdere un genitore, ma perderli entrambi rasenta la sbadataggine.
A Marco Pannella in questi giorni, di vigilia elettorale, è accaduto di perdere gran parte dei numi tutelari, che aveva collocato nel suo personale pantheon laico.
Prendiamo il Dalai Lama. Era una vita che il guru radicale si gloriava di evocare lui, il buddhismo e il Tibet in contrapposizione alla Chiesa Cattolica, considerata oscurantista, intollerante e “talebana”.
Ma l’altro giorno il Dalai Lama rilascia un’intervista al “Daily Telegraph” sui problemi di morale sessuale e sorpassa in rigorismo il cardinal Ruini lasciando ammutoliti i radicali.
L’intervistatrice stupita osserva: “pur essendo noto per i suoi punti di vista umani e tolleranti, il Dalai Lama è sorprendentemente critico nei confronti dell’omosessualità”.
In effetti egli è deciso: “No, assolutamente. Senza sfumature. Una coppia gay mi è venuta a trovare, cercando il mio appoggio e la mia benedizione. Ho dovuto spiegar loro i nostri insegnamenti. Una donna mi ha presentato un’altra donna come sua moglie: sconcertante”.
“Avvenire” ha commentato sarcastico: “che botta per chi lo ha sempre coccolato, magari senza capire granché di buddismo”. Poi il quotidiano dei vescovi ha punzechiato Pannella, sempre pronto a denunciare l’ingerenza vaticana: “occhio al Dalai Lama, l’ingerenza tibetana minaccia l’Italia”.
Ma in quell’intervista il Dalai Lama va pure oltre. Fa l’elogio del matrimonio, come via maestra della felicità, condanna la contraccezione anche tra coniugi e afferma che “secondo il buddhismo lo scopo del sesso è la riproduzione” (la Chiesa è ben più comprensiva).
Aggiunge: “bisogna passare meno tempo a pianificare la propria vita e accettare di più quello che viene”. Per esempio, a proposito dell’aborto, spiega: “incontro donne che in passato hanno abortito perché pensavano che un figlio avrebbe rovinato le loro vite. Un bambino sembrava loro insopportabile, ma adesso sono diventate più vecchie e incapaci di concepire. Mi sento così triste per loro”.
GANDHI E SALVEMINI TEOCON Contro l’aborto si era sempre espresso anche un altro grande personaggio che i radicali da anni usano come bandiera: Gandhi. “Mi sembra chiaro come la luce del sole che l’aborto è un crimine”, affermava il Mahatma.
Il quale tuonava pure contro le politiche di controllo demografico (tanto care a Pannella) e perfino contro la contraccezione.
E’ difficile capire dunque come faccia Pannella a inveire contro i cattolici (che ritiene talebani per la loro morale) e poi usare come simbolo di partito il volto di Gandhi che su questi argomenti pensava come il Papa.
Anzi, nel celebre dibattito con Margaret Sanger, Gandhi arrivò perfino a dire che fare l’amore senza volere i bambini è solo “passione animale”. C’è da dubitare che il Mahatma avrebbe gradito l’uso del suo volto come simbolo del partito radicale.
Un altro tremendo dispiacere per Pannella arriva da Gaetano Salvemini, anch’egli sempre evocato dai radicali come nume tutelare.
Gaetano Quagliariello ha appena pubblicato il libro “Cattolici, pacifisti, teocon”, che si apre con una lunga citazione di Salvemini in cui egli anticipa addirittura il suggerimento di Joseph Ratzinger ai laici, a vivere “come se Dio ci fosse”.
Insomma è sulle posizioni di Marcello Pera, quanto di più urticante per Pannella.
Salvemini infatti si racconta “sperduto nel buio” e illuminato da una pagina di Pascal in cui una vecchietta dice: “io non so dimostrare a me stessa che c’è un Dio. Ma mi regolo come se ci fosse”. Salvemini commenta: “quella vecchierella mi insegnò la via da seguire. Debbo aggiungere che nel seguire quella via, ho trovato un’altra guida e mi sono trovato bene a lasciarmene guidare. E questa guida è stato Gesù Cristo che ha lasciato il più perfetto codice morale che l’umanità abbia mai conosciuto.
Io non so se Gesù Cristo sia stato davvero figlio di Dio o no. Su problemi di questo genere sono cieco nato. Ma sulla necessità di seguire la moralità insegnata da Gesù Cristo non ho nessun dubbio”.
Cosa faranno Pannella e i radicali? Daranno del talebano anche a Salvemini?
WIESENTHAL CON GIOVANARDI ? E dopo che l’onorevole Giovanardi è stato spernacchiato per la sua condanna dell’eutanasia infantile in Olanda, resta da capire cosa dicono i radicali di fronte al grande Simon Wiesenthal, il celebre cacciatore di criminali nazisti, le cui parole sono state riproposte dal Foglio e da Giorgio Israel proprio mentre Giovanardi veniva messo al rogo.
Ecco il pensiero di Wiesenthal: “Quando, oggigiorno, sento nuovamente i medici discutere di eutanasia, parlando di ‘uccisioni compassionevoli’, l’orrore si impadronisce di me: un titolo accademico non è una garanzia contro comportamenti sadici e psicopatici […]. Prima i ‘malati incurabili’, poi i ritardati e i vecchi. Molto presto tutti coloro che avevano un qualche genere di disabilità divennero indegni di vivere”.
Leggere questo pensiero sul Foglio, per ben due volte, non dev’essere stato piacevole per il vecchio leader radicale.
Anche perché Il Foglio è sempre stato un giornale considerato “vicino” dai radicali.
Affascinati dall’intelligenza stupefacente di Giuliano Ferrara. Ma proprio Giulianone la settimana scorsa ha fulminato Pannella attribuendogli il motto “chi non è con me è contro di sé”. Con un commento che è una sciabolata: “con noi non attacca”.
Però un’altra delusione, per Pannella, dev’essere quella arrivata da Emma Bonino che nella sua (bella e dolente) intervista a “Grazia” ha eretto (forse involontariamente) un vero monumento ai valori tradizionali: vita, famiglia, figli.
Proprio quelli contro cui si batte la Rosa nel pugno.
Ha parlato dell’aborto come di un’esperienza terribile, della fecondazione artificiale come una pratica fallimentare, ha dichiarato il suo desiderio di un amore che non finisce, di legami familiari, della sua solitudine e infelicità (“piango moltissimo da sola”).
Questa intervista sembra il simbolo di un colossale fallimento per un movimento libertario che ha sempre identificato politica e felicità individuale.
Ma la cosa peggiore, per uno convinto di parlare a nome dell’intera umanità, è ciò che gli è capitato quando ha scritto al blog di Beppe Grillo una lettera contro la natalità con alcune frasi davvero sconcertanti. Cosa è successo lo ha raccontato Pannella stesso nella mailing list dei radicali: “Ebbene, nella stralunga mia carriera non avevo mai raccolto una tale messe di guano, peti, conati di vomito, vaffa come in questo caso”.
Dura la vita per Pannella. Si ritrova orfano del Dalai Lama, di Gandhi e Salvemini. La Bonino confessa: “a volte lo sento troppo distante. E ho bisogno di allontanarlo”.
Pannella si aspetta almeno gli applausi della gente e invece si trova ricoperto di “guano e vaffa”. Ma la cosa peggiore per il leader radicale è stato sentirsi smentito da colui che ama più di chiunque altro al mondo: Marco Pannella stesso.
E’ stato un lettore del Foglio che ha scoperto questa chicca pannelliana sull’Espresso del 9 febbraio 1975: “E l’eutanasia per quando? M’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro.
Nessuno ha il diritto di compiere la scelta della morte dell’altro, finché in chi soffre e fa soffrire ci sia un barlume e la speranza d’un barlume di volontà e di coscienza”. Pannella contro Pannella. Orfano di se stesso.
Per Capezzone dev’essere un bel problema capire con quale Pannella dirsi d’accordo.
Fonte: © Libero - 7 aprile 2006
Diceva Oscar Wilde che è già grave perdere un genitore, ma perderli entrambi rasenta la sbadataggine.
A Marco Pannella in questi giorni, di vigilia elettorale, è accaduto di perdere gran parte dei numi tutelari, che aveva collocato nel suo personale pantheon laico.
Prendiamo il Dalai Lama. Era una vita che il guru radicale si gloriava di evocare lui, il buddhismo e il Tibet in contrapposizione alla Chiesa Cattolica, considerata oscurantista, intollerante e “talebana”.
Ma l’altro giorno il Dalai Lama rilascia un’intervista al “Daily Telegraph” sui problemi di morale sessuale e sorpassa in rigorismo il cardinal Ruini lasciando ammutoliti i radicali.
L’intervistatrice stupita osserva: “pur essendo noto per i suoi punti di vista umani e tolleranti, il Dalai Lama è sorprendentemente critico nei confronti dell’omosessualità”.
In effetti egli è deciso: “No, assolutamente. Senza sfumature. Una coppia gay mi è venuta a trovare, cercando il mio appoggio e la mia benedizione. Ho dovuto spiegar loro i nostri insegnamenti. Una donna mi ha presentato un’altra donna come sua moglie: sconcertante”.
“Avvenire” ha commentato sarcastico: “che botta per chi lo ha sempre coccolato, magari senza capire granché di buddismo”. Poi il quotidiano dei vescovi ha punzechiato Pannella, sempre pronto a denunciare l’ingerenza vaticana: “occhio al Dalai Lama, l’ingerenza tibetana minaccia l’Italia”.
Ma in quell’intervista il Dalai Lama va pure oltre. Fa l’elogio del matrimonio, come via maestra della felicità, condanna la contraccezione anche tra coniugi e afferma che “secondo il buddhismo lo scopo del sesso è la riproduzione” (la Chiesa è ben più comprensiva).
Aggiunge: “bisogna passare meno tempo a pianificare la propria vita e accettare di più quello che viene”. Per esempio, a proposito dell’aborto, spiega: “incontro donne che in passato hanno abortito perché pensavano che un figlio avrebbe rovinato le loro vite. Un bambino sembrava loro insopportabile, ma adesso sono diventate più vecchie e incapaci di concepire. Mi sento così triste per loro”.
GANDHI E SALVEMINI TEOCON Contro l’aborto si era sempre espresso anche un altro grande personaggio che i radicali da anni usano come bandiera: Gandhi. “Mi sembra chiaro come la luce del sole che l’aborto è un crimine”, affermava il Mahatma.
Il quale tuonava pure contro le politiche di controllo demografico (tanto care a Pannella) e perfino contro la contraccezione.
E’ difficile capire dunque come faccia Pannella a inveire contro i cattolici (che ritiene talebani per la loro morale) e poi usare come simbolo di partito il volto di Gandhi che su questi argomenti pensava come il Papa.
Anzi, nel celebre dibattito con Margaret Sanger, Gandhi arrivò perfino a dire che fare l’amore senza volere i bambini è solo “passione animale”. C’è da dubitare che il Mahatma avrebbe gradito l’uso del suo volto come simbolo del partito radicale.
Un altro tremendo dispiacere per Pannella arriva da Gaetano Salvemini, anch’egli sempre evocato dai radicali come nume tutelare.
Gaetano Quagliariello ha appena pubblicato il libro “Cattolici, pacifisti, teocon”, che si apre con una lunga citazione di Salvemini in cui egli anticipa addirittura il suggerimento di Joseph Ratzinger ai laici, a vivere “come se Dio ci fosse”.
Insomma è sulle posizioni di Marcello Pera, quanto di più urticante per Pannella.
Salvemini infatti si racconta “sperduto nel buio” e illuminato da una pagina di Pascal in cui una vecchietta dice: “io non so dimostrare a me stessa che c’è un Dio. Ma mi regolo come se ci fosse”. Salvemini commenta: “quella vecchierella mi insegnò la via da seguire. Debbo aggiungere che nel seguire quella via, ho trovato un’altra guida e mi sono trovato bene a lasciarmene guidare. E questa guida è stato Gesù Cristo che ha lasciato il più perfetto codice morale che l’umanità abbia mai conosciuto.
Io non so se Gesù Cristo sia stato davvero figlio di Dio o no. Su problemi di questo genere sono cieco nato. Ma sulla necessità di seguire la moralità insegnata da Gesù Cristo non ho nessun dubbio”.
Cosa faranno Pannella e i radicali? Daranno del talebano anche a Salvemini?
WIESENTHAL CON GIOVANARDI ? E dopo che l’onorevole Giovanardi è stato spernacchiato per la sua condanna dell’eutanasia infantile in Olanda, resta da capire cosa dicono i radicali di fronte al grande Simon Wiesenthal, il celebre cacciatore di criminali nazisti, le cui parole sono state riproposte dal Foglio e da Giorgio Israel proprio mentre Giovanardi veniva messo al rogo.
Ecco il pensiero di Wiesenthal: “Quando, oggigiorno, sento nuovamente i medici discutere di eutanasia, parlando di ‘uccisioni compassionevoli’, l’orrore si impadronisce di me: un titolo accademico non è una garanzia contro comportamenti sadici e psicopatici […]. Prima i ‘malati incurabili’, poi i ritardati e i vecchi. Molto presto tutti coloro che avevano un qualche genere di disabilità divennero indegni di vivere”.
Leggere questo pensiero sul Foglio, per ben due volte, non dev’essere stato piacevole per il vecchio leader radicale.
Anche perché Il Foglio è sempre stato un giornale considerato “vicino” dai radicali.
Affascinati dall’intelligenza stupefacente di Giuliano Ferrara. Ma proprio Giulianone la settimana scorsa ha fulminato Pannella attribuendogli il motto “chi non è con me è contro di sé”. Con un commento che è una sciabolata: “con noi non attacca”.
Però un’altra delusione, per Pannella, dev’essere quella arrivata da Emma Bonino che nella sua (bella e dolente) intervista a “Grazia” ha eretto (forse involontariamente) un vero monumento ai valori tradizionali: vita, famiglia, figli.
Proprio quelli contro cui si batte la Rosa nel pugno.
Ha parlato dell’aborto come di un’esperienza terribile, della fecondazione artificiale come una pratica fallimentare, ha dichiarato il suo desiderio di un amore che non finisce, di legami familiari, della sua solitudine e infelicità (“piango moltissimo da sola”).
Questa intervista sembra il simbolo di un colossale fallimento per un movimento libertario che ha sempre identificato politica e felicità individuale.
Ma la cosa peggiore, per uno convinto di parlare a nome dell’intera umanità, è ciò che gli è capitato quando ha scritto al blog di Beppe Grillo una lettera contro la natalità con alcune frasi davvero sconcertanti. Cosa è successo lo ha raccontato Pannella stesso nella mailing list dei radicali: “Ebbene, nella stralunga mia carriera non avevo mai raccolto una tale messe di guano, peti, conati di vomito, vaffa come in questo caso”.
Dura la vita per Pannella. Si ritrova orfano del Dalai Lama, di Gandhi e Salvemini. La Bonino confessa: “a volte lo sento troppo distante. E ho bisogno di allontanarlo”.
Pannella si aspetta almeno gli applausi della gente e invece si trova ricoperto di “guano e vaffa”. Ma la cosa peggiore per il leader radicale è stato sentirsi smentito da colui che ama più di chiunque altro al mondo: Marco Pannella stesso.
E’ stato un lettore del Foglio che ha scoperto questa chicca pannelliana sull’Espresso del 9 febbraio 1975: “E l’eutanasia per quando? M’è stato chiesto in un recente dibattito sull’aborto. Deluderò nemici in agguato e amici impazienti, ma io sono contro.
Nessuno ha il diritto di compiere la scelta della morte dell’altro, finché in chi soffre e fa soffrire ci sia un barlume e la speranza d’un barlume di volontà e di coscienza”. Pannella contro Pannella. Orfano di se stesso.
Per Capezzone dev’essere un bel problema capire con quale Pannella dirsi d’accordo.
Fonte: © Libero - 7 aprile 2006