Sono Down, ma ho qualcosa in più degli altri
martedì, 04 aprile 2006 ¦ Permalink
Il "sì" di Cristina oltre la malattia.
La storia di una 33enne affetta dalla sindrome di Down che sabato scorso a Como è entrata nell'Ordo virginum: «Ho sempre desiderato offrire il cuore a Dio»
Da Como Enrica Lattanzi
Cristina Acquistapace ha 33 anni. È nata, vive e lavora a Regoledo di Cosio, in provincia di Sondrio, comunità di 3.500 anime estesa sul versante orobico della bassa Valtellina. Cristina è ausiliaria di cucina presso la scuola materna del suo paese. È una giovane donna impegnata nel volontariato e in diverse attività: ha una vera passione per il teatro di improvvisazione.
Sabato 25 marzo, in un'affollata chiesa del Sacro Cuore, a Sondrio, insieme alla coetanea e grande amica Anna Arduini, per mano del vescovo monsignor Alessandro Maggiolini è stata consacrata nell'Ordo Virginum della diocesi di Como. Una storia, quella di Cristina, tutto sommato «normale», arricchita da una vocazione nata una decina di anni fa di ritorno dall'Africa, dopo aver sperimentato con mano l'operato di una sua zia suora, missionaria in Kenya.
A Cristina piace spiazzare gli interlocutori ricordando che lei «ha qualcosa in più degli altri». Questa ricchezza è custodita nel suo patrimonio genetico: un cromosoma in eccesso nella «coppia 21». Una condizione nota come «sindrome di Down». Prima di tre figli, Cristina in famiglia ha sempre trovato tutto il sostegno di cui ha avuto bisogno. «Sono nata nel 1972 - riflette -: allora non c'erano le associazioni che ci sono oggi. Accanto a me avevo soltanto mamma e papà; contro di noi c'era l'ignoranza umana, che però non mi ha affatto condizionato la vita. I miei genitori non mi hanno chiusa in casa né in un istituto. Ho frequentato tutte le scuole, dall'asilo alle superiori; sono sempre stata in mezzo alla gente e ho conosciuto tanti amici».
Intervenendo al «Congresso Mondiale sulla sindrome di Down», svoltosi a Madrid nel 1997, Cristina ha così descritto il suo rapporto con la disabilità: «La sindrome di Down per me non è stata né una maledizione né una benedizione. La considero una prova mandatami per vedere se, nonostante tutto, riuscivo a realizzare una vita completa. È stata una sfida che ho accettato e che mi sprona a dare il meglio di me stessa».
Toccante il racconto della sua vocazione. «In Kenya - dice -, in mezzo a tanta disperazione presi coscienza di quanto fossi fortunata. È impossibile descrivere cosa provai. Mi sono sentita chiamata: nel mondo c'è molta povertà, soprattutto spirituale, e la Chiesa ha bisogno di me, delle mie preghiere, del mio aiuto concreto e disinteressato. Ho sempre desiderato donare il mio cuore a Dio e agli altri: non me la sento di essere felice da sola». Difficoltà incontrate? «Tante, certo - riprende -, ma come tutti quanti gli altri. Chi ha la sindrome di Down non sa fare alcune cose. ma ne sa fare tante altre. L'intelligenza di una persona sta nell'accettare i propri limiti e nel mettere a frutto le capacità che si hanno». Fra le molte iniziative a cui Cristina si dedica, vi è anche una sorta di «sostegno psicologico» alle famiglie che vivono l'esperienza di un figlio disabile. Viene spesso invitata nelle scuole a parlare a studenti e insegnanti, soprattutto a quelli che si occupano di allievi svantaggiati, ed è suo desiderio riuscire a far capire che l'handicap assolutamente non deve essere fonte di pregiudizio. «Non riuscirò mai a ringraziare abbastanza i miei genitori per avermi fatta nascere - spiega Cristina -. Sono felice e cosciente degli impegni che, con la consacrazione, ho assunto: mi sento pronta ad affrontarli».
«Con il vescovo - spiegano dall'Ordo Virginum di Como -- , fin da subito, abbiamo accolto con gioia la sua domanda: Cristina è una donna molto autonoma, ha sempre seguito i momenti di formazione e i ritiri spirituali dimostrando, durante la condivisione, grande memoria e capacità di cogliere ciò che è essenziale. Il primo carisma del nostro Ordo è la verginità, ovvero l'appartenenza totale ed esclusiva a Dio. Cristina, con la sua vita e con il suo essere, esprime questo rapporto unico anche attraverso la disabilità». In questi giorni Cristina sarà a Lourdes: un dono della parrocchia di Regoledo per la sua consacrazione.
il sito degli Amici di Lazzaro: www.amicidilazzaro.it
Post correlati: Diagnosi prenatale:scartare gli indesiderabili della società, 21 ottobre 2006; Essere Down è una risorsa, 6 settembre 2006
scritto da stranocristiano ¦ commenti
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Il "sì" di Cristina oltre la malattia.
La storia di una 33enne affetta dalla sindrome di Down che sabato scorso a Como è entrata nell'Ordo virginum: «Ho sempre desiderato offrire il cuore a Dio»
Da Como Enrica Lattanzi
Cristina Acquistapace ha 33 anni. È nata, vive e lavora a Regoledo di Cosio, in provincia di Sondrio, comunità di 3.500 anime estesa sul versante orobico della bassa Valtellina. Cristina è ausiliaria di cucina presso la scuola materna del suo paese. È una giovane donna impegnata nel volontariato e in diverse attività: ha una vera passione per il teatro di improvvisazione.
Sabato 25 marzo, in un'affollata chiesa del Sacro Cuore, a Sondrio, insieme alla coetanea e grande amica Anna Arduini, per mano del vescovo monsignor Alessandro Maggiolini è stata consacrata nell'Ordo Virginum della diocesi di Como. Una storia, quella di Cristina, tutto sommato «normale», arricchita da una vocazione nata una decina di anni fa di ritorno dall'Africa, dopo aver sperimentato con mano l'operato di una sua zia suora, missionaria in Kenya.
A Cristina piace spiazzare gli interlocutori ricordando che lei «ha qualcosa in più degli altri». Questa ricchezza è custodita nel suo patrimonio genetico: un cromosoma in eccesso nella «coppia 21». Una condizione nota come «sindrome di Down». Prima di tre figli, Cristina in famiglia ha sempre trovato tutto il sostegno di cui ha avuto bisogno. «Sono nata nel 1972 - riflette -: allora non c'erano le associazioni che ci sono oggi. Accanto a me avevo soltanto mamma e papà; contro di noi c'era l'ignoranza umana, che però non mi ha affatto condizionato la vita. I miei genitori non mi hanno chiusa in casa né in un istituto. Ho frequentato tutte le scuole, dall'asilo alle superiori; sono sempre stata in mezzo alla gente e ho conosciuto tanti amici».
Intervenendo al «Congresso Mondiale sulla sindrome di Down», svoltosi a Madrid nel 1997, Cristina ha così descritto il suo rapporto con la disabilità: «La sindrome di Down per me non è stata né una maledizione né una benedizione. La considero una prova mandatami per vedere se, nonostante tutto, riuscivo a realizzare una vita completa. È stata una sfida che ho accettato e che mi sprona a dare il meglio di me stessa».
Toccante il racconto della sua vocazione. «In Kenya - dice -, in mezzo a tanta disperazione presi coscienza di quanto fossi fortunata. È impossibile descrivere cosa provai. Mi sono sentita chiamata: nel mondo c'è molta povertà, soprattutto spirituale, e la Chiesa ha bisogno di me, delle mie preghiere, del mio aiuto concreto e disinteressato. Ho sempre desiderato donare il mio cuore a Dio e agli altri: non me la sento di essere felice da sola». Difficoltà incontrate? «Tante, certo - riprende -, ma come tutti quanti gli altri. Chi ha la sindrome di Down non sa fare alcune cose. ma ne sa fare tante altre. L'intelligenza di una persona sta nell'accettare i propri limiti e nel mettere a frutto le capacità che si hanno». Fra le molte iniziative a cui Cristina si dedica, vi è anche una sorta di «sostegno psicologico» alle famiglie che vivono l'esperienza di un figlio disabile. Viene spesso invitata nelle scuole a parlare a studenti e insegnanti, soprattutto a quelli che si occupano di allievi svantaggiati, ed è suo desiderio riuscire a far capire che l'handicap assolutamente non deve essere fonte di pregiudizio. «Non riuscirò mai a ringraziare abbastanza i miei genitori per avermi fatta nascere - spiega Cristina -. Sono felice e cosciente degli impegni che, con la consacrazione, ho assunto: mi sento pronta ad affrontarli».
«Con il vescovo - spiegano dall'Ordo Virginum di Como -- , fin da subito, abbiamo accolto con gioia la sua domanda: Cristina è una donna molto autonoma, ha sempre seguito i momenti di formazione e i ritiri spirituali dimostrando, durante la condivisione, grande memoria e capacità di cogliere ciò che è essenziale. Il primo carisma del nostro Ordo è la verginità, ovvero l'appartenenza totale ed esclusiva a Dio. Cristina, con la sua vita e con il suo essere, esprime questo rapporto unico anche attraverso la disabilità». In questi giorni Cristina sarà a Lourdes: un dono della parrocchia di Regoledo per la sua consacrazione.
il sito degli Amici di Lazzaro: www.amicidilazzaro.it
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