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UN VOTO PERCHÉ CI SIA UN FUTURO

Qui di seguito i documenti, riproposti da CL, dove il Papa e i Vescovi chiedono di dare il primato alla difesa della vita, alla famiglia e alla libertà della Chiesa. Se vince la Sinistra iniziano tempi bui per i cristiani…

Elezioni politiche del 9-10 aprile 2006

UN VOTO PERCHÉ CI SIA UN FUTURO
Gli avvenimenti ci impongono di scegliere. Il Papa e i Vescovi offrono il criterio per giudicare quali opinioni politiche sono compatibili con la fede e la legge morale naturale

Discorso di Benedetto XVI
ai membri del Partito Popolare Europeo.
Roma, 30 marzo 2006

Il vostro sostegno all’eredità cristiana può contribuire in maniera significativa a sconfiggere quella cultura tanto ampiamente diffusa in Europa che relega alla sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Le politiche elaborate partendo da questa base non solo implicano il ripudio del ruolo pubblico del cristianesimo, ma, più in generale, escludono l’impegno con la tradizione religiosa dell’Europa che è tanto chiara nonostante le sue variazioni confessionali, minacciando in tal modo la democrazia stessa, la cui forza dipende dai valori che promuove (cfr Evangelium vitae, n. 70). (…)
Non bisogna dimenticare che, quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel dibattito pubblico, esprimendo riserve o richiamando certi principi, ciò non costituisce una forma di intolleranza o un’interferenza poiché tali interventi sono volti solamente a illuminare le coscienze, permettendo loro di agire liberamente e responsabilmente secondo le esigenze autentiche di giustizia, anche quando ciò potrebbe confliggere con situazioni di potere e interessi personali. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:
- tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale; - riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale; - tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.
Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa.

Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Roma, 24 novembre 2002.

La Nota è indirizzata ai Vescovi e, in special modo, ai politici cattolici e a tutti i fedeli laici chiamati alla partecipazione della vita pubblica e politica nelle società democratiche
È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. (…) Nel contempo, invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini - e tra questi ai cattolici - si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta, da attuare mediante i mezzi leciti che l’ordinamento giuridico democratico mette ugualmente a disposizione di tutti i membri della comunità politica. (…) Questa concezione relativista del pluralismo nulla ha a che vedere con la legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune. La libertà politica non è né può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore, ma sul fatto che le attività politiche mirano volta per volta alla realizzazione estremamente concreta del vero bene umano e sociale in un contesto storico, geografico, economico, tecnologico e culturale ben determinato. (…) La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona (cfr. Gaudium et spes, n.25). Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. (…) È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani. (…) Sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa. (…) Vivere ed agire politicamente in conformità alla propria coscienza non è un succube adagiarsi su posizioni estranee all’impegno politico o su una forma di confessionalismo, ma l’espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto perché attraverso la politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana.
Joseph card. Ratzinger, Prefetto - Tarcisio Bertone, Segretario

Comunicato finale del Consiglio permanente della Cei
Avvenire, 29 marzo 2006

Nel corso dei lavori, i vescovi, in merito al serrato e acceso dibattito politico che monopolizza la vita del Paese in vista dell’imminente appuntamento elettorale, hanno ribadito la decisione come Chiesa, e quindi come clero e come organismi ecclesiali, di non coinvolgersi in alcuna scelta di schieramento politico o partitico. Agli elettori e ai futuri eletti, comunque, i vescovi hanno riproposto “quei contenuti irrinunciabili, fondati sul primato e sulla centralità della persona umana, da articolare nel concreto dei rapporti sociali”. Riferendosi alla dottrina sociale della Chiesa e in special modo alla Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede del 24 novembre 2002 “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, i vescovi hanno ricordato che tali valori appartengono alle “verità elementari che riguardano la comune umanità”, come il rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale e il sostegno alla famiglia legittima fondata sul matrimonio. A tale proposito, i vescovi hanno segnalato come preoccupante la proposta di vari Consigli regionali di equiparare le unioni di fatto alle famiglie legittime fondate sul matrimonio, con l’obiettivo di costruire i presupposti per una legge nazionale. Unendosi a Benedetto XVI, i vescovi, inoltre, hanno rivolto un appello a coloro che sono artefici della produzione mediale perché sostengano e supportino il matrimonio e la vita familiare, presentando modelli edificanti di vita e di amore.

Come cristiani non possiamo votare chi vuole escludere la Chiesa dalla vita sociale, relegando la fede alla sfera privata e soggettiva.

Ci sono principi che non sono negoziabili: vita, famiglia, libertà di educazione. Come cristiani sosteniamo chi riconosce il valore infinito della persona e ne difende la libertà di cercare la verità, la bellezza, la giustizia e la felicità.

Aprile 2006

a cura di Comunione e Liberazione

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