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La fiaba perde la bussola




La fiaba perde la bussola

di

Rialti Edoardo

Sessuofobi, bimbi lascivi e un mondo in cui il relativismo
trionfa gettando il crocifisso in mare. Pronti per il film di Natale di
questo anno?

Le mie simpatie vanno al tentatore, assolutamente. L'idea è che il
peccato, la Caduta, sia stata una cosa molto positiva. Se non fosse
successa noi saremmo ancora dei giocattoli nelle mani del Creatore».
Questa affermazione, che non stupirebbe leggere nelle retoriche
affermazioni di qualche pensatore ottocentesco da quattro soldi,
campeggiano trionfalmente sulla quarta di copertina della trilogia
fantastica di Philip Pullman, Queste oscure materie, da cui la New Line
ha tratto un adattamento cinematografico del primo volume che uscirà a
Natale, La bussola d'oro (The Golden Compass). Questo dunque è il "film
per le famiglie" che ci vedremo proporre molto presto; questo è il film
che tanti genitori vedranno assieme ai loro bambini, e che è solo la
punta acuminata e tagliente dell'iceberg del problema del perpetuo e
costante attentato alle strutture basilari della conoscenza umana in
tanta letteratura per ragazzi. Pullman riadatta i primi capitoli
della Genesi per i suoi lettori bambini e adolescenti in una cornice
fatta di viaggi tra i mondi, battaglie, tradimenti e creature
fantastiche, ma la prospettiva è ribaltata: gli eroi qui sono Satana e
i suoi, che hanno aiutato l'umanità schiava del proprio geloso Padrone.
Protagonista è una bambina che si rivela essere la nuova Eva: aiutata
da un oggetto capace di rivelare i segreti di ogni cosa, la bussola
d'oro appunto, riesce a uccidere Dio e a liberare le anime dal terrore
della morte, permettendo finalmente loro di dissolversi nel cosmo,
scopre le gioie della sessualità con il suo amico dodicenne - in questo
consiste il "frutto proibito" che la Chiesa odia e teme, descritto in
pagine capaci di suscitare davvero cattive suggestioni nei giovanissimi
lettori - e instaura la gioiosa "Repubblica dei Cieli" che si
contrappone al perfido "Regno dei Cieli" e ai suoi ipocriti servitori,
una Chiesa fatta di fanatici assassini, sadici sessuofobi e mutilatori.Il
partito dei "buoni" allinea invece un'accozzaglia davvero
raccomandabile: assieme ai due protagonisti - poco tratteggiati e pieni
di problemi con le rispettive famiglie, così da favorire
l'identificazione di ogni adolescente - e ad alcune figure classiche
delle fiabe (il re reietto e il vecchio guerriero saggio) ci sono un
clan di streghe che si scoprono essere state calunniate dalla Chiesa,
due angeli omosessuali (sì, omosessuali!) e una ex-suora che diventa il
"Serpente" della storia, che saprà indicare ai due giovani la via della
vera libertà e autocoscienza: la scoperta che non esistono il bene e il
male, ma solo ciò che fa bene o male a te e agli altri. La grande
liberazione qui non è come in Tolkien gettare l'Anello delle Tenebre e
del Potere nelle fiamme da cui è venuto - rispedito al mittente - ma
scagliare un Crocifisso in fondo al mare, e con esso tutti gli odiosi
sensi di colpa e i sacrifici. L’adattamento cinematografico pare sia
un poco annacquato: allo scopo di evitare che qualche genitore
cristiano un poco meno rimbecillito storca il naso davanti alle più
evidenti parodie e accuse al cristianesimo la Chiesa è chiamata
"Magisterium" (come nel libro del resto, ma chi conosce il latino?) e i
suoi perfidi gerarchi non indossano l'abito talare ma una sorta di
divisa militare. Nicole Kidman, che interpreta la malvagia e fanatica
Miss Coulter, assicura che la sua coscienza di cattolica è a posto: il
film non è contro la Chiesa, è solo contro Dio, quindi c'è di che star
sereni, no? In ogni caso anche una versione edulcorata sarà la migliore
cassa di risonanza perché i libri di Pullman siano letti e il suo
messaggio diffuso. Le migliori menzogne sono quelle che lavorano piano
piano, e la più grave che Pullman propone, e di cui ben pochi colgono
la valenza tragica per i suoi giovani lettori, è la segreta radice
anche dei suoi rabbiosi e superficiali attacchi alla Chiesa: per
Pullman la libertà è indipendenza, non amore. Anche Lewis e Tolkien e
migliaia di poeti prima di loro ci avevano ricordato che bisogna
lottare contro la tirannide che opprime il mondo, ma questo perché c'è
un vero ordine e una vera autorità che libera dalle menzogne degli
oppressori. Qui invece non c'è nessun Re di cui aspettare il ritorno,
come ci aveva insegnato Tolkien, e nessun valoroso Leone capace di
farsi uccidere per te, come Lewis. Si dirà che è solo una storia, se
non fosse che gli uomini, piccoli o grandi che siano, sono vinti,
convinti e interrogati molto più dalle storie che dalle teorie. Da
sempre le grandi storie aiutano a riconoscere quanto c'è di bello,
buono e vero nel cosmo e a difenderlo e proteggerlo. Molti dei fantasy
di maggiore successo degli ultimi anni sono invece un esplicito
attentato a questa fondamentale percezione del mondo e di se stessi:
Pullman è solo la punta appariscente di un fenomeno ben più vasto. Ecco
Eragon, dove il cavaliere non lotta più contro il drago, simbolo di
distruzione e di morte, ma lo cavalca e ne sfrutta la potenza
distruttiva: non ci sono cose buone o cattive, ma solo un potere che
vale la pena controllare. Ecco Harry Potter, dove la stregoneria -
manipolazione violenta della realtà - viene proposta come ideale
positivo.L'anello di Tolkien che cade sulla neve; e si
trasforma in una raffinata bussola dai segni misteriosi. È questa la
trovata pubblicitaria scovata dalla New Line, per sponsorizzare La
bussola d'oro, così da legare la pellicola al successo de Il Signore
degli Anelli. Un'immagine che suggerisce qualcosa di profondo e
sinistro: questa bussola, che pretende di indicare la vera via alla
conoscenza e alla libertà, non fa che "ghermirci e nel buio
incatenarci", come i versi oscuri incisi sull'Anello del Potere. Solo
storie, si dirà. Sì, storie. Cioè la cosa più seria che ci sia. Che c'è
di male in un drago cavalcato o in un protagonista che cerca il potere
e la magia anziché rifiutarla? C'è che chi corrompe il nostro modo di
guardare corrompe il nostro modo di pensare e agire.



Da Tempi: Num. 48 12/2007

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