ABORTO, LA BATTAGLIA CULTURALE NON ACCETTA TIEPIDEZZE
Scritto da: Riccardo Cascioli il 8-1-2008
“Molti cattolici impegnati nella politica hanno preoccupazioni giuste. Non sono tra coloro che imputano alla Dc (e ai suoi eredi) eccessi di diabolica prudenza nella gestione della valanga indifferentista che negli ultimi decenni ha afferrato il mondo e, in parte, l’Italia. La 194 fu il massimo del minimo (danno), la prudenza nel maneggiarla è comprensibile. Ma la battaglia culturale, quella no, non sopporta secondo me tiepidezze”.
Sono le parole che Giuliano Ferrara ha scritto su “Il Foglio” dell’8 gennaio in risposta a un lettore che ironizzava sulla prudenza invocata da Pier Ferdinando Casini a proposito di Legge 194. Aldilà del giudizio contingente, Ferrara tocca un nodo cruciale che aiuta a leggere le diverse reazioni dei cattolici al ciclone che lo stesso Ferrara ha scatenato proponendo una moratoria internazionale sull’aborto, impegnandosi a un digiuno vero durante le feste di Natale per sostenerlo, e impegnando Il Foglio in una battaglia culturale e giuridica – un emendamento alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – che non ha precedenti nel nostro Paese.
L’iniziativa di Ferrara ha immediatamente fatto invecchiare le diatribe delle precedenti settimane in casa cattolica intorno alla presunta “immodificabilità” della Legge 194. Ferrara, e le reazioni che ha suscitato, dimostra che di modifiche alla 194 si può parlare eccome. Non che questo garantisca la sua modifica, ma è apparso evidente che l’autocensura su questo tema equivale alla complicità.
Tornando alla frase citata all’inizio, ciò che appare importante sottolineare è che giustamente Ferrara divide il compito del politico da chi politico non è. E se in politica è necessario essere prudenti per non compromettere il miglior risultato possibile, sul piano culturale “le tiepidezze” sono inaccettabili. Ecco il punto sulla posizione dei cattolici: leggendo le paginate del Foglio dedicate ai messaggi e alle adesioni dei lettori, si capisce che la base cattolica, singoli fedeli, famiglie e associazioni, sta aderendo con entusiasmo all’iniziativa di Ferrara, con cui è in perfetta sintonia. Molta più prudenza e distinguo vari si trovano invece – a parte i politici – nelle dichiarazioni di alcuni leader e opinionisti. Si ha l’impressione che a volte, in chi dovrebbe condurre la battaglia culturale, prevalga una preoccupazione politica che non gli dovrebbe essere propria. Ci auguriamo che la spinta che arriva dalla base trascini – come già accaduto a proposito della Legge 40 – anche i vertici. Anche per evitare che a proposito della Legge 194 nel trentennale della sua approvazione - si affermino delle convinzioni errate sulla dottrina morale e sociale della Chiesa.
Scritto da: Riccardo Cascioli il 8-1-2008
“Molti cattolici impegnati nella politica hanno preoccupazioni giuste. Non sono tra coloro che imputano alla Dc (e ai suoi eredi) eccessi di diabolica prudenza nella gestione della valanga indifferentista che negli ultimi decenni ha afferrato il mondo e, in parte, l’Italia. La 194 fu il massimo del minimo (danno), la prudenza nel maneggiarla è comprensibile. Ma la battaglia culturale, quella no, non sopporta secondo me tiepidezze”.
Sono le parole che Giuliano Ferrara ha scritto su “Il Foglio” dell’8 gennaio in risposta a un lettore che ironizzava sulla prudenza invocata da Pier Ferdinando Casini a proposito di Legge 194. Aldilà del giudizio contingente, Ferrara tocca un nodo cruciale che aiuta a leggere le diverse reazioni dei cattolici al ciclone che lo stesso Ferrara ha scatenato proponendo una moratoria internazionale sull’aborto, impegnandosi a un digiuno vero durante le feste di Natale per sostenerlo, e impegnando Il Foglio in una battaglia culturale e giuridica – un emendamento alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – che non ha precedenti nel nostro Paese.
L’iniziativa di Ferrara ha immediatamente fatto invecchiare le diatribe delle precedenti settimane in casa cattolica intorno alla presunta “immodificabilità” della Legge 194. Ferrara, e le reazioni che ha suscitato, dimostra che di modifiche alla 194 si può parlare eccome. Non che questo garantisca la sua modifica, ma è apparso evidente che l’autocensura su questo tema equivale alla complicità.
Tornando alla frase citata all’inizio, ciò che appare importante sottolineare è che giustamente Ferrara divide il compito del politico da chi politico non è. E se in politica è necessario essere prudenti per non compromettere il miglior risultato possibile, sul piano culturale “le tiepidezze” sono inaccettabili. Ecco il punto sulla posizione dei cattolici: leggendo le paginate del Foglio dedicate ai messaggi e alle adesioni dei lettori, si capisce che la base cattolica, singoli fedeli, famiglie e associazioni, sta aderendo con entusiasmo all’iniziativa di Ferrara, con cui è in perfetta sintonia. Molta più prudenza e distinguo vari si trovano invece – a parte i politici – nelle dichiarazioni di alcuni leader e opinionisti. Si ha l’impressione che a volte, in chi dovrebbe condurre la battaglia culturale, prevalga una preoccupazione politica che non gli dovrebbe essere propria. Ci auguriamo che la spinta che arriva dalla base trascini – come già accaduto a proposito della Legge 40 – anche i vertici. Anche per evitare che a proposito della Legge 194 nel trentennale della sua approvazione - si affermino delle convinzioni errate sulla dottrina morale e sociale della Chiesa.