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Erode al femminile

Erode al femminile
Procreazione Assistita - mar 25 dic
Interventi
di Matteo Dellanoce

Un giudice ed una “ministra” italiana ci hanno ricordato, ricreando l’attualità della fu strage, che Erode non è una favoletta inventata da un qualche evangelista. Erode è un fatto storico anche duemila anni dopo la nascita di Cristo, anche se un Erode al femminile.

Le domande sono: ma chi ha paura di un bambino? Perché odiare un bambino? Quale reato ha commesso? E’ un reato essere ammalati o imperfetti? In fin dei conti -pur continuando a sventolare in coro con gli amici radicali, comunisti e cattolici democratici la bandiera del “reato non è peccato”- ci si riduce a condannare a morte una creatura che ha come unico difetto quella di essere nata da un uomo ed una donna e di essere (eventualmente si intende perché c’è anche chi non ci crede) macchiato dal peccato originale. Ma anche dopo un’analisi sostanziale della sua condizione, non si può dire che l’embrione sia colpevole né sul piano di Cesare né su quello di Dio; dunque egli non è condannabile.

Un precedente governo per di più ha approvato una legge con l’ampio e dichiarato avvallo di un referendum popolare. Si è riflettuto molto sulla questione, si è dibattuto pubblicamente e pubblicamente ci si è dichiarati, quindi si ribadisce con fermezza “ha approvato”, sottolineando il valore risultativo e di confermata e vigente validità del risultato ratificato.

Eppure oggi, in nome di una personalissima democrazia, la “ministra” intende commettere un atto di sfregio al popolo italiano. Ha deciso di ammettere la selezione preimpianto e lo farà modificando i regolamenti applicativi della legge 40. Ha deciso che ciò che non si vede ma si sente, un embrione, che avrà la possibilità un giorno di ammalarsi (chissà magari ad 80 anni), non è degno di vita, perché può essere causa di aumento dei costi del ministero da lei presieduto. A chi “è governato” non resta allora che prendere atto della verità che smaschera l’inganno totalitaristico soggiacente ad un’ideologia che ammanta il suo pensiero: buona, cara, alquanto materna, ma vampirescamente bramosa del sangue di un innocente. Stridente l’impiego del Ministero della Salute non in funzione di ciò per cui i padri costituzionali lo eressero, cioè dare all’ammalato la possibilità di essere curato, come Ippocrate insegnava, ma in funzione della salute dello Stato. Non più la salute del cittadino ma quella dello Stato è ciò che le interessa.

Uno Stato ammalato però è uno stato con i conti in disordine che possono essere aggiustati con un qualche sacrificio economico, non con il sacrificio di vite umane. Nonostante ciò sembra di essere di fronte ad un principio di libertà che totalitalizza il desiderio del più forte, in base alla ragione della forza, in questo caso giuridica, e non in base alla forza della Ragione. Inganna il popolo usando la parola pubblico per velare l’inganno dello Stato. “Pubblico” infatti è somma di privati che insieme stabiliscono di dotarsi di una struttura per soccorrere chi non ce la fa. “Pubblico” è principio sussidiario e solidaristico. Tutti concorrono ad aiutarsi l’un l’altro. La salute è un diritto che si fonda sull’amore e non sulla forza. La salute è proprietà del cittadino, che può persino decidere (e Dio non voglia) di suicidarsi, ma non di chiedere a qualcuno di farlo per lui; il cittadino non è proprietà dello Stato e tantomeno del titolare di uno dei dicasteri della Repubblica.

La storia ci ha dato in eredità la rupe tarpea, i lager, i gulag, gli odierni laogai, ci ha detto che Caino ( la Morte) va toccato, perché se non lo si tocca il fratello Abele ( la Vita innocente) resta in sua balia. La storia ci insegna che è ormai stato superato il numero del miliardo di vite umane soppresse in nome dell’aborto.

Questa storia la conosciamo perché l’abbiamo in un certo senso vista. Ma oggi si è ripiombati in un’epoca in cui si crede eminentemente a ciò che si vede; l’embrione non lo vediamo e così la coscienza non può rimordere più di tanto. Così come non rimordeva la coscienza di quelle SS che giunsero ad adottare per la diffusione delle sostanze chimiche mortali –come ci ricorda Z. Baumann ne l’Olocausto- degli erogatori che impedissero di fatto la vista delle vittime che si contorcevano negli spasmi. …ma la storia ci insegna che quei camini furono abbattuti, che quei medici furono condannati, che il male non trionfò sul Bene.

Ebbene, non siamo ancora dotati di un microscopio incorporato, non possiamo vedere la magia dell’incanto della nascita, ma già più di uno scienziato ha dichiarato che in quell’embrione ha visto sua figlia.

Nell’imminenza della festa della vita per eccellenza, nell’imminenza del Natale, mi auguro che coloro che hanno dichiarato di voler intervenire sulla detta Legge 40 abbiano la coscienza di considerarsi degli embrioni in progresso. La vita non è proprietà di nessuno. Giovanni paolo II tuonò in un Natale di qualche hanno fa, durante la guerra dei Balcani, “Fermatevi davanti al Bambino”.

Ci vollero migliaia di morti prima che i cannoni cessarono la mattanza. Ci fu un processo con una condanna per genocidio.

Oggi si assiste ad una nuova Mostar e Srebreniza. Una mattanza che è silente. Non si sentono, urla, non si vede la tragedia. La Morte, quella signora vestita di nero con una falce ( ed un martello?) si illumina di una bianca luce artificiale, si fa Notte Bianca. Nel nome del divertimento tout court si obnubilano le coscienze e la ragione. Ma una Signora vestita di Bianco, Aquerò, come ci ricorda Fatima, spegnerà la luce artificiale e l’inganno verrà svelato ( si capisce oggi il perché del persistente attacco alla Chiesa). Una donna, una Madre, schiaccerà il serpente, raffigurato, oggi, da una donna che odia il Figlio: una donna stato che odia l’amore, nel nome del progresso, della civiltà, della democrazia.

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