«I valori, cuore dell'Europa»
Tratto da Avvenire del 30 dicembre 2007
Europa - lun 31 dic
«Con la nuova Carta saremo più uniti, ma ogni Stato sarà obbligato non a chiudersi nei propri egoismi ma ad aprirsi a un’Europa che cresce e che sarà protagonista sulla scena mondiale» • Joseph Daul, presidente Ppe: sugli embrioni serve un impegno forte • «Anche se non c'è un riferimento diretto a Dio, come auspicato, i principi cristiani impregnano il documento» • «Sui temi centrali della vita e della famiglia urgente trovare una sintesi dialogando tra noi in maniera costruttiva»
di Domenico Delle Foglie
Tratto da Avvenire del 30 dicembre 2007
Dai limiti della Carta dei diritti fondamentali alla proposta di moratoria sugli embrioni umani.
Joseph Daul, il presidente al Parlamento europeo del gruppo del Partito popolare europeo e dei Democratici europei, non si sottrae al confronto. Così come non manca l’impegno a fare la sua parte nel dibattito sui temi eticamente sensibili, a partire dalla proposta italiana sulla moratoria europea per gli embrioni umani.
Signor presidente, la firma della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione rappresenta la svolta attesa dai popoli europei?
Intanto va detto che quello della Carta dei diritti fondamentali è un processo che viene da lontano. Con questo strumento noi abbiamo vo- luto difendere i valori della nostra civiltà. So bene che noi cittadini e cattolici europei non siamo riusciti a menzionare i riferimenti a Dio nella nostra Costituzione, ma almeno possiamo affermare che i nostri valori hanno impregnato la Carta. Sappiamo che non è perfetta per tutti i cittadini europei, come è il caso degli italiani e dei polacchi, ma sapremo applicarla nel rispetto delle identità nazionali.
L’Unione saprà scrollarsi di dosso definitivamente l’immagine tecnocratica che l’accompagna per divenire sempre più lo spazio comune dei cittadini?
In questa Carta si parla dei valori e non dell’euro o dei temi economici che pure sono importanti. Ma noi sappiamo che essi non bastano per costruire l’Europa dei cittadini. Del resto, nel corso del dibattito nell’emiciclo, si è visto che c’è anche chi non è d’accordo con la Carta e con i suoi valori. Ed io ho denunciato con forza queste manifestazioni. Ma proprio la contestazione sta a dimostrare che questa Carta dei diritti non é affatto neutra come talvolta la si vuole raffigurare. Anzi, essa è molto impegnativa.
Cosa vi aspettate da parte delle opinioni pubbliche europee per favorire la diffusione dei contenuti della Carta?
Io credo che per costruire meglio l’Europa bisogna spiegare realmente cosa essa fa. Grande è il ruolo dei media che trattano però con attenzione solo le rispettive questioni nazionali, magari con la solita conclusione 'Ah, Bruxelles...'. Ma tanto potrebbero fare anche i nostri parlamentari nazionali.
Le legislazioni nazionali trarranno beneficio da uno sforzo di conformità con la Carta?
È questa la grande occasione dei nostri Stati nazionali. Con questa Carta saremo più uniti e più forti, ma ogni Stato sarà obbligato non a chiudersi nei propri egoismi ma ad aprirsi ad un’Europa che cresce e che sarà protagonista sulla scena mondiale nei prossimi anni.
In pochi giorni l’Europa ha vissuto due momenti 'storici' fra Strasburgo e Lisbona. Come giudica il ruolo del Ppe?
Il nostro ruolo è stato importante e decisivo: i nostri deputati rappresentano la maggioranza dei cittadini europei, sentiamo molto il peso di questa responsabilità, ma ne siamo fieri.
Il Ppe è nato da un’ispirazione profonda, legata alla dottrina sociale cristiana. Talvolta si ha la sensazione di un offuscamento di questa tradizione, soprattutto quando vengono trattati temi legati alla vita e alla famiglia.
Su questi temi dobbiamo essere fermi e decisi, ma non possiamo dimenticare che in Europa esistono diverse sensibilità. Ho sempre esortato i miei deputati a estrema coesione. L’abbiamo ottenuta la maggior parte delle volte, sarà possibile trovare una sintesi dialogando tra noi come sempre in maniera costruttiva.
Ma veniamo all’Italia: una larga parte dell’opinione pubblica italiana chiede una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani nei laboratori di ricerca. Possiamo, noi italiani, sperare in una forte iniziativa?
È un gesto molto forte, ci sarà bisogno dell’apporto di tutti. Le nuove scoperte in campo scientifico che giungono dall’America e dal Giappone non possono che indurci a nuove riflessioni su questo tema. Dovremo approfondire molto più queste tematiche e impegnarci ad una concreta azione di rilancio del dibattito tra i cittadini.
In Italia c’è preoccupazione per le interpretazioni forzate della Carta dei diritti anche in riferimento al matrimonio omosessuale e alle norme antidiscriminazione. In sostanza si teme che possano essere perseguiti i reati di opinione. Ad esempio: un sacerdote o un laico si esprimono contro il matrimonio omosessuale e vengono perseguiti. Corriamo davvero il rischio che in Europa venga perseguito un reato d’opinione?
In Europa non dobbiamo correre questo rischio e sono certo che la nuova Carta non si presterà a queste strumentalizzazioni. La Chiesa deve continuare secondo le proprie convinzioni a professare i suoi insegnamenti, senza farsi intimorire. Sta a noi cittadini cogliere la bontà e la concretezza del suo messaggio.
Tratto da Avvenire del 30 dicembre 2007
Europa - lun 31 dic
«Con la nuova Carta saremo più uniti, ma ogni Stato sarà obbligato non a chiudersi nei propri egoismi ma ad aprirsi a un’Europa che cresce e che sarà protagonista sulla scena mondiale» • Joseph Daul, presidente Ppe: sugli embrioni serve un impegno forte • «Anche se non c'è un riferimento diretto a Dio, come auspicato, i principi cristiani impregnano il documento» • «Sui temi centrali della vita e della famiglia urgente trovare una sintesi dialogando tra noi in maniera costruttiva»
di Domenico Delle Foglie
Tratto da Avvenire del 30 dicembre 2007
Dai limiti della Carta dei diritti fondamentali alla proposta di moratoria sugli embrioni umani.
Joseph Daul, il presidente al Parlamento europeo del gruppo del Partito popolare europeo e dei Democratici europei, non si sottrae al confronto. Così come non manca l’impegno a fare la sua parte nel dibattito sui temi eticamente sensibili, a partire dalla proposta italiana sulla moratoria europea per gli embrioni umani.
Signor presidente, la firma della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione rappresenta la svolta attesa dai popoli europei?
Intanto va detto che quello della Carta dei diritti fondamentali è un processo che viene da lontano. Con questo strumento noi abbiamo vo- luto difendere i valori della nostra civiltà. So bene che noi cittadini e cattolici europei non siamo riusciti a menzionare i riferimenti a Dio nella nostra Costituzione, ma almeno possiamo affermare che i nostri valori hanno impregnato la Carta. Sappiamo che non è perfetta per tutti i cittadini europei, come è il caso degli italiani e dei polacchi, ma sapremo applicarla nel rispetto delle identità nazionali.
L’Unione saprà scrollarsi di dosso definitivamente l’immagine tecnocratica che l’accompagna per divenire sempre più lo spazio comune dei cittadini?
In questa Carta si parla dei valori e non dell’euro o dei temi economici che pure sono importanti. Ma noi sappiamo che essi non bastano per costruire l’Europa dei cittadini. Del resto, nel corso del dibattito nell’emiciclo, si è visto che c’è anche chi non è d’accordo con la Carta e con i suoi valori. Ed io ho denunciato con forza queste manifestazioni. Ma proprio la contestazione sta a dimostrare che questa Carta dei diritti non é affatto neutra come talvolta la si vuole raffigurare. Anzi, essa è molto impegnativa.
Cosa vi aspettate da parte delle opinioni pubbliche europee per favorire la diffusione dei contenuti della Carta?
Io credo che per costruire meglio l’Europa bisogna spiegare realmente cosa essa fa. Grande è il ruolo dei media che trattano però con attenzione solo le rispettive questioni nazionali, magari con la solita conclusione 'Ah, Bruxelles...'. Ma tanto potrebbero fare anche i nostri parlamentari nazionali.
Le legislazioni nazionali trarranno beneficio da uno sforzo di conformità con la Carta?
È questa la grande occasione dei nostri Stati nazionali. Con questa Carta saremo più uniti e più forti, ma ogni Stato sarà obbligato non a chiudersi nei propri egoismi ma ad aprirsi ad un’Europa che cresce e che sarà protagonista sulla scena mondiale nei prossimi anni.
In pochi giorni l’Europa ha vissuto due momenti 'storici' fra Strasburgo e Lisbona. Come giudica il ruolo del Ppe?
Il nostro ruolo è stato importante e decisivo: i nostri deputati rappresentano la maggioranza dei cittadini europei, sentiamo molto il peso di questa responsabilità, ma ne siamo fieri.
Il Ppe è nato da un’ispirazione profonda, legata alla dottrina sociale cristiana. Talvolta si ha la sensazione di un offuscamento di questa tradizione, soprattutto quando vengono trattati temi legati alla vita e alla famiglia.
Su questi temi dobbiamo essere fermi e decisi, ma non possiamo dimenticare che in Europa esistono diverse sensibilità. Ho sempre esortato i miei deputati a estrema coesione. L’abbiamo ottenuta la maggior parte delle volte, sarà possibile trovare una sintesi dialogando tra noi come sempre in maniera costruttiva.
Ma veniamo all’Italia: una larga parte dell’opinione pubblica italiana chiede una moratoria europea sulla distruzione degli embrioni umani nei laboratori di ricerca. Possiamo, noi italiani, sperare in una forte iniziativa?
È un gesto molto forte, ci sarà bisogno dell’apporto di tutti. Le nuove scoperte in campo scientifico che giungono dall’America e dal Giappone non possono che indurci a nuove riflessioni su questo tema. Dovremo approfondire molto più queste tematiche e impegnarci ad una concreta azione di rilancio del dibattito tra i cittadini.
In Italia c’è preoccupazione per le interpretazioni forzate della Carta dei diritti anche in riferimento al matrimonio omosessuale e alle norme antidiscriminazione. In sostanza si teme che possano essere perseguiti i reati di opinione. Ad esempio: un sacerdote o un laico si esprimono contro il matrimonio omosessuale e vengono perseguiti. Corriamo davvero il rischio che in Europa venga perseguito un reato d’opinione?
In Europa non dobbiamo correre questo rischio e sono certo che la nuova Carta non si presterà a queste strumentalizzazioni. La Chiesa deve continuare secondo le proprie convinzioni a professare i suoi insegnamenti, senza farsi intimorire. Sta a noi cittadini cogliere la bontà e la concretezza del suo messaggio.