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"Rubrica:In principio era il verbo, alla fine le chiacchiere"

"Rubrica:In principio era il verbo, alla fine le chiacchiere" 13.11.2007
EMORROIDI
Una volta un vescovo, molto polemico con dei religiosi per alcune loro iniziative, formulò questa “elegante” sentenza, non proprio di sapore evangelico: “i frati sono come le emorroidi, quando escono fuori sono dolori”.
Altrettanto duro, ma più cattolico il giudizio che Giovanni Testori dava di un certo presenzialismo mediatico del clero: “Esiste un’idiozia cattolica che si pasce di comparsate televisive che, mentre alimentano le carriere, aumentano anche la disperazione di chi sta a sentire”.
Parole ricordate in una pagina della Stampa (11/11) che ci rivela come, per migliorare il medium e il messaggio, oggi nel mondo ecclesiastico dilaghi il ricorso a “esperti di comunicazione”. Ci sono questi miglioramenti? Ardua è la sentenza e non spetta a noi. Però c’è un rischio colto da un fulminante aforisma di Stanislaw Lec: “In principio era il Verbo, alla fine le chiacchiere”.
PAX ET BONUM
Per la serie “una buona parola per tutti”, il cardinale Ersilio Tonini, apparendo ad “Annozero” (8/11) ha voluto portare un contributo di mitezza evangelica e caritatevole pacificazione, come si addice alla sua venerabile età e alla sua porpora cardinalizia.
Parlando di Enzo Biagi ha infatti cominciato a urlare nel microfono: “Quest’uomo lo hanno ucciso. È stato un ostracismo!...”. Ha continuato poi con lo stesso tono, sereno e conciliante e le sue parole sabato 10 campeggiavano sulla prima pagina dell’Unità.
Il Vangelo proclama “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5) e Tonini ha appunto celebrato Biagi come un mito della televisione (o se stesso?).
NO MARTINI, NON PARTI’
C’è poi la presenza ecclesiastica sulla carta stampata, dove gli esperti di immagine non c’entrano. E qui ci si imbatte sempre in qualche motivo di divertimento.
Per esempio il cardinal Martini, che dopo essere andato in pensione e aver promesso di stanziarsi a Gerusalemme e pensare solo all’eternità, interviene su tutto, ha firmato sul Sole 24 ore (11/11) una specie di recensione del libro di Rula Jebreal “Divieto di soggiorno”. Sorprende che a un certo punto osservi: “Rula Jebreal scrive come una vera giornalista...”. Voleva essere un complimento?
NO COMMENT
Con un editoriale su Avvenire, Giorgio Agnisola si è chiesto se per progettare le nuove chiese non si debba partecipare personalmente alla vita della comunità cristiana.
Il Corriere della sera (10/11) ha rilanciato l’interrogativo intervistando anche monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno e architetto. Il quale ha dichiarato testualmente: “La Chiesa, per costruire chiese, cattedrali, basiliche ha sempre attinto da artisti non necessariamente cristiani.
Vuole un nome? Certamente Caravaggio non può essere indicato ad esempio come un buon cattolico eppure non c’è artista che abbia saputo esprimere il genio cattolico più di lui”. Eccellenza, ma che dice? Nessuno è “un buon cattolico”. E’ dogma della Chiesa che tutti siamo peccatori, dal Papa in giù (vescovi compresi), da San Pietro in poi. Caravaggio, pur peccatore come tutti, era cristianissimo e certo la maggior parte dei vescovi dovrebbe imparare da lui “il genio cattolico”.
L’INDICE
Preti sposati? “La questione può essere posta” dice il cardinale Roger Etchegaray, “ma deve essere chiaro: non sarebbe la soluzione al problema della crisi vocazionale”. E allora di cosa sarebbe la soluzione? Il terreno è scivoloso per gli ecclesiastici. E lo sberleffo del mondo è sempre pronto. Come quando un giornale francese prendeva in giro un altro porporato d’oltralpe con questa battuta: “Il cardinale non ha capito nulla del preservativo, visto che si ostina a metterlo all’indice”.
Fonte: © Libero - 13 novembre 2007

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