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L'attuale crisi è solo finanziaria ? No! E' soprattutto una crisi di valori...

Domenica 01 Marzo 2009

(www.alessandropagano.it)

Tanti, specie tra i giovani, chiedono spiegazioni su questa crisi economica. Ci proveremo, e sulla scia del nostro Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, premettiamo che questa è una crisi diversa dalle solite. Una crisi che è determinata dall’ingordigia della Finanza internazionale che, da un certo momento in poi, ha ritenuto opportuno abbandonare la cosiddetta economia reale (quella che produce, per intenderci), semplicemente perché i guadagni non erano più adeguati alle aspettative. Da qui la ricerca di nuovi businnes spregiudicati e immorali.



Ma qual è stato il percorso che ci ha portati a questo disastro? Con parole semplici proveremo a spiegare le cose partendo da lontano…..

Nel dopoguerra i mercati crebbero grazie “all’economia da ricostruzione ”. Interi Paesi dovendo ricostruire le loro economie consentirono, legittimamente, agli Enti che li finanziavano di lucrare rendimenti consistenti.

Erano gli anni in cui l’Occidente vedeva crescere il PIL in maniera entusiasmante e con queste crescite si sostennero anche i rendimenti della Finanza.

Finita la ricostruzione, siamo già agli anni ’70/80 del XX° secolo, il Capitalismo fece ricorso alle logiche consumistiche. Il cosiddetto Consumismo fu, ed è tutt’oggi, quanto di più innaturale, gradasso e offensivo si potesse immaginare. E non solo nei confronti delle popolazioni più povere del pianeta, ma anche nei confronti degli stessi consumatori che non si accorgevano di quanto questo stile di vita li stesse impoverendo, sia umanamente che moralmente.

Noi tutti potremmo elencare centinaia di esempi di sprechi individuali e collettivi; sprechi che hanno “dopato” i consumi facendoli crescere in modo abnorme.

Ma alla fine del XX° secolo il Capitalismo d’assalto cambia di nuovo strategia.

Approfittando della caduta del muro di Berlino e della conseguente apertura di nuovi mercati, e favorita dalle nuove regole del commercio internazionale, l’America di Clinton spostò il baricentro economico verso l’Asia, basandosi su un patto semplice quanto scellerato: l’Asia avrebbe prodotto merci a basso costo e l’America li avrebbe comprati a debito.

Come dice il nostro lucidissimo Tremonti: “negli USA tutto veniva comprato con il debito” (mutui ipotecari concessi anche a non meritevoli e sproporzionato indebitamento con carte di credito). Quindi, non solo si sprecava ma addirittura si comprava a debito. Sull’esempio degli USA quasi tutto l’Occidente ha fatto la stessa cosa.

E così da un lato, i popoli in maniera drogata, tenevano alto il tenore della loro vita, dall’altro la Finanza internazionale macinava utili provenienti, non più da una sana economia reale, bensì derivanti da crediti fittizi o inesigibili. I Governi di tutto il mondo, di fronte a questo disastro annunciato, dovevano prendere due soluzioni:

1. Spiegare ai loro popoli che dovevano diminuire il tenore di vita e ricominciare a costruire la propria economia su elementari quanto fondamentali principi: la responsabilità, la laboriosità, il senso del dovere, il senso del sacrificio.

2. Affrontare la globalizzazione senza faciloneria e senza buonismo rispetto a quanti baravano; in altre parole, dovevano emarginare quanti traevano profitti dalle vergognose disuguaglianze dei sistemi sociali.

Purtroppo i Governi dell’Occidente non hanno avuto questo senso di Responsabilità e non hanno fatto nulla di tutto questo. Piuttosto che regolamentare la globalizzazione selvaggia hanno preferito non prendere decisioni e hanno consentito agli speculatori di fare ciò che volevano.

In tutto questo, a giudizio di tutto il mondo, l’Italia è il Paese messo meglio perché non ha abbandonato l’economia reale (il sistema manifatturiero per intenderci) e perché le famiglie, bene o male, hanno continuato a risparmiare. Non così si è comportato il nostro settore pubblico, vera palla al piede del sistema Italia, che invece, dagli anni ’70 fino alla fine del secolo, è cresciuto fino a diventare il 3° debito pubblico del mondo. Un indebitamento pubblico che sconteranno purtroppo le generazioni future.

Come ha scritto il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti “prima la lotta era fra i popoli, adesso rischia di essere fra le generazioni ” (Enrico Zanetti, Press, febbraio).

Debito Pubblico a parte dobbiamo però concludere che la soluzione c’è. La fornisce il solito Giulio Tremonti, ormai sempre più punto di riferimento fra i Grandi del mondo grazie alle sue intuizioni: “Il mondo deve immediatamente realizzare il LEGAL STANDARD ”, che altro non è che un nuovo sistema economico, finanziario e quindi sociale fatto di legalità, correttezza ed etica e con regole internazionali che devono essere riscritte. (Alessandro Pagano)

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