di Monsignor Luigi Negri
Chiesa IL VESCOVO PER IL DALAI LAMA
Il Vescovo di San Marino e Montefeltro, Mons. Luigi Negri: "Il Dalai Lama mi ha confidato più volte che due posti ha nel cuore in Italia: la Sede di Pietro e la Chiesa di Pennabilli, e noi vorremmo poter sostenere questo cammino terribile a cui viene sottoposto un popolo straordinariamente colto e pacifico"
Pennabilli è assai vicina al Tibet ed al Dalai Lama Tenzin Gyatso che è venuto fin quassù per ben due volte a visitare la casa natale del Padre Cappuccino P.Orazio Olivieri della Penna, il 15 giugno 1994, in occasione dei 250 anni della sua morte e il 30 luglio 2005 per l’inaugurazione della Campana di Lhasa. Padre Orazio fu a lungo missionario in Tibet, figura assai amata in quella terra; nato a Pennabilli nel 1680, il Cappuccino si fermò nella terra dei Lama, e precisamente, a Lhasa dal 1712 al 1745; oltre ad una grande attività missionaria, apprezzata e non ostacolata dalle autorità religiose tibetane, P.Orazio al quale era stato dato il nome di 'Lama testa bianca', compose anche il primo vocabolario tibetano-italiano con ben 33.000 caratteri.
"Il Dalai Lama mi ha confidato più volte che due posti ha nel cuore in Italia: la Sede di Pietro e la Chiesa di Pennabilli - esordisce il Vescovo di San Marino e Montefeltro Mons. Luigi Negri - e noi vorremmo poter sostenere questo cammino terribile a cui viene sottoposto un popolo straordinariamente colto e pacifico, sottoposto da decenni ad una dominazione da una potenza che non aveva nessun diritto di occupare il Tibet e che lo occupa e lo impoverisce in dispregio delle norme del diritto internazionale".
Accanto a molti che sostengono la necessità di boicottare le Olimpiadi, sono tanti anche quelli che dicono il contrario: "Torno a ripetere che noi ci auguriamo, anche se le speranze sono poche, data la povertà delle classi politiche in occidente, che le Olimpiadi di Pechino vengano boicottate dai popoli civili. Le Olimpiadi di Pechino grondano sangue e non solo del sangue dei monaci e dei civili tibetani che sono stati uccisi in queste ultime 48 ore e che sono infinitamente più vaste di quelle che l’ipocrisia del regime di Pechino dice. C’è da noi l’abitudine di leggere soltanto quotidiani laicisti che si guardano bene dal dire quello che succede in Tibet. Se venisse letto, qualche volta, anche il quotidiano cattolico Avvenire si avrebbe la possibilità di conoscere straordinarie testimonianze del più intelligente sinologo che abbiamo in Italia, Padre Bernardo Cervellera che documenta, puntualmente, di questa cosa abominevole che è questo regime che unisce tecnologia e barbarie".
Monsignor Luigi Negri torna, infine, sul tema delle prossime Olimpiadi di Pechino aggiungendo che queste "Grondano del sangue di migliaia e migliaia di operai che hanno costruito, in situazioni di assoluta insicurezza, queste enormi costruzioni che debbono gridare al mondo il dominio del capitale comunista; delle migliaia e migliaia di cittadini espulsi dalle loro case abbattute per creare stadi, alberghi e strade e che hanno trovato la morte di fame e di stenti nella periferia di Pechino".
Chiesa IL VESCOVO PER IL DALAI LAMA
Il Vescovo di San Marino e Montefeltro, Mons. Luigi Negri: "Il Dalai Lama mi ha confidato più volte che due posti ha nel cuore in Italia: la Sede di Pietro e la Chiesa di Pennabilli, e noi vorremmo poter sostenere questo cammino terribile a cui viene sottoposto un popolo straordinariamente colto e pacifico"
Pennabilli è assai vicina al Tibet ed al Dalai Lama Tenzin Gyatso che è venuto fin quassù per ben due volte a visitare la casa natale del Padre Cappuccino P.Orazio Olivieri della Penna, il 15 giugno 1994, in occasione dei 250 anni della sua morte e il 30 luglio 2005 per l’inaugurazione della Campana di Lhasa. Padre Orazio fu a lungo missionario in Tibet, figura assai amata in quella terra; nato a Pennabilli nel 1680, il Cappuccino si fermò nella terra dei Lama, e precisamente, a Lhasa dal 1712 al 1745; oltre ad una grande attività missionaria, apprezzata e non ostacolata dalle autorità religiose tibetane, P.Orazio al quale era stato dato il nome di 'Lama testa bianca', compose anche il primo vocabolario tibetano-italiano con ben 33.000 caratteri.
"Il Dalai Lama mi ha confidato più volte che due posti ha nel cuore in Italia: la Sede di Pietro e la Chiesa di Pennabilli - esordisce il Vescovo di San Marino e Montefeltro Mons. Luigi Negri - e noi vorremmo poter sostenere questo cammino terribile a cui viene sottoposto un popolo straordinariamente colto e pacifico, sottoposto da decenni ad una dominazione da una potenza che non aveva nessun diritto di occupare il Tibet e che lo occupa e lo impoverisce in dispregio delle norme del diritto internazionale".
Accanto a molti che sostengono la necessità di boicottare le Olimpiadi, sono tanti anche quelli che dicono il contrario: "Torno a ripetere che noi ci auguriamo, anche se le speranze sono poche, data la povertà delle classi politiche in occidente, che le Olimpiadi di Pechino vengano boicottate dai popoli civili. Le Olimpiadi di Pechino grondano sangue e non solo del sangue dei monaci e dei civili tibetani che sono stati uccisi in queste ultime 48 ore e che sono infinitamente più vaste di quelle che l’ipocrisia del regime di Pechino dice. C’è da noi l’abitudine di leggere soltanto quotidiani laicisti che si guardano bene dal dire quello che succede in Tibet. Se venisse letto, qualche volta, anche il quotidiano cattolico Avvenire si avrebbe la possibilità di conoscere straordinarie testimonianze del più intelligente sinologo che abbiamo in Italia, Padre Bernardo Cervellera che documenta, puntualmente, di questa cosa abominevole che è questo regime che unisce tecnologia e barbarie".
Monsignor Luigi Negri torna, infine, sul tema delle prossime Olimpiadi di Pechino aggiungendo che queste "Grondano del sangue di migliaia e migliaia di operai che hanno costruito, in situazioni di assoluta insicurezza, queste enormi costruzioni che debbono gridare al mondo il dominio del capitale comunista; delle migliaia e migliaia di cittadini espulsi dalle loro case abbattute per creare stadi, alberghi e strade e che hanno trovato la morte di fame e di stenti nella periferia di Pechino".