Neo-pagani politeisti senza dei
gio 21 feb
di Gianni Baget Bozzo
Tratto da La Stampa del 21 febbraio 2008
È sorprendente ritrovare il termine «pagano» quale espressione di valore a sinistra, come accade in un libro di Luciano Pellicani sulle radici pagane dell’Europa. Sembra scritto da un moderno Celso, ricorda le posizioni neo-pagane che si manifestarono quando il cristianesimo divenne religione pubblica, o almeno forza sociale dominante.
Non si tratta soltanto della letteratura che mette a confronto il cristianesimo con la scienza e con la tecnica, ma della convinzione per cui il cristianesimo sarebbe un lato malato della nostra cultura. Come se esso, invece di essere il raccoglitore dell’eredità greca, fosse la sua negazione e fosse quindi la dimensione intollerante della società contemporanea, il vero luogo dell'ideologia. Questa ostilità al cristianesimo ha una radice diffusa nel politeismo implicito nelle immagini che si fondano sullo splendore del corpo e sulla totale libertà sessuale: come se, perduto il cristianesimo, l'idea stessa di morale, pur così radicata nel mondo greco, si fosse frantumata nella libera scelta assoluta. È un politeismo senza dei, senza proiezione celeste, un paganesimo diffuso come culto dei corpi. Così il monoteismo stesso diviene la figura dell'ideologia, perché è proprio la Bibbia ebraica a determinare l'idea dell'unità della vita sotto un unico Dio e quindi ad affermare le condizioni di un'etica universale che sul Dio di Mosè si fondano.
Il termine «neo-pagano» era appartenuto al fascismo e al nazismo, soprattutto al secondo. Anche i fascismi avevano creato il mito del corpo, ma in funzione d’una unità politica totale che si fondava sull'etnia, sulla razza e, nel caso fascista, sulla romanità, cioè sull'idea maggiormente universale della storia politica: quella del diritto comune. Roma era certamente un fondamento improprio dell'etnicismo, ma fu usata così, subalternamente al mito della razza; quindi la lotta fu contro l'ebraismo quale fondamento del monoteismo. Chiamare «pagano» questo culto del corpo del singolo sembra improprio, perché il paganesimo era una religione della natura - e quindi una religione - che tendeva persino a unificarsi pensando gli dei come forma di un sistema che a suo modo garantiva l'unità del mondo. È il Pantheon pensato dai romani, presente però in ogni mitologia in cui la storia dei conflitti tra gli dei presuppone sempre l'unità del mondo divino.
È singolare che la critica al cristianesimo avvenga in una forma estetica, ma l'estetica è una forma sostitutiva dell'etica perché crea un criterio di scelta particolare. Esso dipende dai modelli che s’impongono attraverso la pubblicità e la propaganda, vero Pantheon del mondo attuale. Ciò avviene mentre dinanzi a noi, come erede del monoteismo, si afferma l’Islam, un’evoluzione del Dio biblico assai lontana da quella che ha preso forma nell'ebraismo e nel cristianesimo. In realtà, se la cristianità, fondata sulla motivazione cristiana degli Stati, non avesse per mille anni (dal 700 al 1700) resistito alla potenza dell'invasione araba o turca, la libertà moderna non sarebbe nata, la Grecia non sarebbe rifiorita e il pensiero della libertà sarebbe andato perduto. È proprio per l’essenza del cristianesimo che il termine «libertà» è entrato nell'Occidente, assieme al valore della persona e della coscienza. Senza la mediazione cristiana la memoria ellenica e il diritto romano non sarebbero tra noi.
Il neo-paganesimo rimase una cultura di destra nella memoria del nazismo ed elaborò un pensiero fondato sulla necessità e sulla forza, un’eredità di Nietzsche. Il ricordo di Julius Evola e di René Guénon è stato importante per la formazione della cultura di destra, che era però ancora una cultura unitaria, anche se anti-cristiana perché fondata sulla forza collettiva come espressione della storia. Oggi abbiamo invece un neo-paganesimo leggero, che si manifesta nella crisi della morale e crea lentamente una frattura tra generazioni. Ma un paganesimo del singolo non è pagano: nel neo-paganesimo attuale rimane l'idea della scelta individuale propria del cristianesimo. Segno che, in realtà, tutto si afferma contro il cristianesimo, ma sempre nella memoria di esso. Il segno cristiano appare anche in ciò che lo contraddice.
gio 21 feb
di Gianni Baget Bozzo
Tratto da La Stampa del 21 febbraio 2008
È sorprendente ritrovare il termine «pagano» quale espressione di valore a sinistra, come accade in un libro di Luciano Pellicani sulle radici pagane dell’Europa. Sembra scritto da un moderno Celso, ricorda le posizioni neo-pagane che si manifestarono quando il cristianesimo divenne religione pubblica, o almeno forza sociale dominante.
Non si tratta soltanto della letteratura che mette a confronto il cristianesimo con la scienza e con la tecnica, ma della convinzione per cui il cristianesimo sarebbe un lato malato della nostra cultura. Come se esso, invece di essere il raccoglitore dell’eredità greca, fosse la sua negazione e fosse quindi la dimensione intollerante della società contemporanea, il vero luogo dell'ideologia. Questa ostilità al cristianesimo ha una radice diffusa nel politeismo implicito nelle immagini che si fondano sullo splendore del corpo e sulla totale libertà sessuale: come se, perduto il cristianesimo, l'idea stessa di morale, pur così radicata nel mondo greco, si fosse frantumata nella libera scelta assoluta. È un politeismo senza dei, senza proiezione celeste, un paganesimo diffuso come culto dei corpi. Così il monoteismo stesso diviene la figura dell'ideologia, perché è proprio la Bibbia ebraica a determinare l'idea dell'unità della vita sotto un unico Dio e quindi ad affermare le condizioni di un'etica universale che sul Dio di Mosè si fondano.
Il termine «neo-pagano» era appartenuto al fascismo e al nazismo, soprattutto al secondo. Anche i fascismi avevano creato il mito del corpo, ma in funzione d’una unità politica totale che si fondava sull'etnia, sulla razza e, nel caso fascista, sulla romanità, cioè sull'idea maggiormente universale della storia politica: quella del diritto comune. Roma era certamente un fondamento improprio dell'etnicismo, ma fu usata così, subalternamente al mito della razza; quindi la lotta fu contro l'ebraismo quale fondamento del monoteismo. Chiamare «pagano» questo culto del corpo del singolo sembra improprio, perché il paganesimo era una religione della natura - e quindi una religione - che tendeva persino a unificarsi pensando gli dei come forma di un sistema che a suo modo garantiva l'unità del mondo. È il Pantheon pensato dai romani, presente però in ogni mitologia in cui la storia dei conflitti tra gli dei presuppone sempre l'unità del mondo divino.
È singolare che la critica al cristianesimo avvenga in una forma estetica, ma l'estetica è una forma sostitutiva dell'etica perché crea un criterio di scelta particolare. Esso dipende dai modelli che s’impongono attraverso la pubblicità e la propaganda, vero Pantheon del mondo attuale. Ciò avviene mentre dinanzi a noi, come erede del monoteismo, si afferma l’Islam, un’evoluzione del Dio biblico assai lontana da quella che ha preso forma nell'ebraismo e nel cristianesimo. In realtà, se la cristianità, fondata sulla motivazione cristiana degli Stati, non avesse per mille anni (dal 700 al 1700) resistito alla potenza dell'invasione araba o turca, la libertà moderna non sarebbe nata, la Grecia non sarebbe rifiorita e il pensiero della libertà sarebbe andato perduto. È proprio per l’essenza del cristianesimo che il termine «libertà» è entrato nell'Occidente, assieme al valore della persona e della coscienza. Senza la mediazione cristiana la memoria ellenica e il diritto romano non sarebbero tra noi.
Il neo-paganesimo rimase una cultura di destra nella memoria del nazismo ed elaborò un pensiero fondato sulla necessità e sulla forza, un’eredità di Nietzsche. Il ricordo di Julius Evola e di René Guénon è stato importante per la formazione della cultura di destra, che era però ancora una cultura unitaria, anche se anti-cristiana perché fondata sulla forza collettiva come espressione della storia. Oggi abbiamo invece un neo-paganesimo leggero, che si manifesta nella crisi della morale e crea lentamente una frattura tra generazioni. Ma un paganesimo del singolo non è pagano: nel neo-paganesimo attuale rimane l'idea della scelta individuale propria del cristianesimo. Segno che, in realtà, tutto si afferma contro il cristianesimo, ma sempre nella memoria di esso. Il segno cristiano appare anche in ciò che lo contraddice.