IO SPERIAMO CHE RESTO CATTOLICO
Alessandro GNOCCHI - Mario PALMARO, "Io speriamo che resto cattolico. Nuovo manuale di sopravvivenza contro il laicismo moderno", PIEMME 2007, pp. 239, € 13,50
Dopo "Contro il logorio del laicismo moderno. Manuale di sopravvivenza per cattolici", gli stessi autori presentano un altro strumento per non cadere nelle trappole e nelle insidie tese dal laicismo imperante nel tentativo di mettere fuorigioco tutto ciò che è cattolico. Dalle discussioni su pacs ed eutanasia al dibattito sul presepe e Babbo Natale, dalle omelie "ecumenically correct" al catechismo "rivisto e corretto" per non urtare la sensibilità degli "altri", tutti gli attacchi esterni e i cedimenti interni che minacciano la fede cattolica secondo gli autori.
_____
Mario e Alessandro ci hanno regalato l'Introduzione al loro nuovo "antidoto".
Eccovela:
CE L’HA ORDINATO IL MEDICO
Ma non scriverete proprio tutto?
Adesso non prendetevela con noi perché torniamo alla carica con un altro libro su fasti e nefasti del laicismo e di quel cattolicesimo adulto, ma così adulto da essere divenuto un cattolicesimo adulterato. Non prendetevela con noi perché ce l’ha ordinato il medico. “Se proprio non potete fare a meno di farvi venire il mal di fegato per tutto quello che non va” ha detto l’esimio dipendente della Asl “almeno sfogatevi scrivendo. Non so se serve, però male non fa”. Poi ha scribacchiato qualche cosa su un foglietto e noi siamo tornati dalle nostre mogli un poco più sollevati: “Non c’è da spaventarsi, è un normale attacco di psicanalisi”. Così, invece che andare in farmacia a comprare il Valium, siamo andati dall’editore a portare gli appunti dei nostri incubi.
“Ancora voi?” ha sbottato l’editore. Poi, visto il foglietto del medico, ha preferito assecondarci. E’ sempre meglio assecondare la gente che circola con certi foglietti in tasca. Ma il nostro esordio non deve averlo impressionato benissimo. Quel “Ci son più matti fuori che dentro” con cui abbiamo incominciato il discorso lo ha messo sul chi va là: in fondo, bisogna riconscere che attaccare un discorso in quel modo è un po’ come dire “Guardi che non siamo pazzi” e pretendere di essere presi per sani.
Però l’editore è stato un signore. Ci ha fatto accomodare su due divanetti, si messo alle nostre spalle, ha acceso un sigaro, ha preso blocco e matita e ci ha detto di raccontare tutto quanto ci passava per la testa in quel momento. “Però non parlatemi degli incubi, quelli ormai li conosco bene. Parlate dei sogni che vi allietano. Raccontate la realtà come vi piacerebbe. In tutta la storia dell’uomo ci sarà pur stato un momento in cui fuori c’erano i sani e i matti stavano dentro...”.
Eccome se c’è stato, signor editore, ed è durato secoli. Formidabili quei secoli. A mettere al loro posto gli eretici ci pensava gente come San Bernardo, San Domenico, San Tommaso, San Francesco, San Bernardino, Sant’Ignazio, San Carlo, San Pio V, San Giovanni Bosco... E ai cattolici ordinari come noi rimaneva solo da darsi da fare quando proprio ce n’era bisogno: una sommossa di catari o di dolciniani invasati, un assalto di luterani che non sapevano ancora di essere solo dei fratelli separati, un assedio di musulmani con la scimitarra tra i denti. Robetta semplice in cui si sapeva subito dove mettere le mani perché era chiaro dove stavano i buoni e dove stavano i cattivi. E quando si sa dove sta il bene e dove sta il male, signor editore, diventa tutto più facile.
Formidabili quei secoli, signor editore. E noi oggi, invece, siamo qua a sperare di rimanere cattolici, preda di attacchi di psicanalisi che i nostri antenati non immaginavano neanche potessero esistere. E, se si fa tanto di prendersela con qualcuno che cerca di demolire la nostra fede, non si ha neanche la soddisfazione di sollevarlo di peso e dirgli ciò che gli va detto. Vuoi perché è un fratello separato e i cattolici, nell’azione ecumenica, devono innanzitutto considerare ciò che deve essere rinnovato e fatto nella stessa famiglia cattolica. Vuoi perché è un fratello maggiore e, tra cristiani ed ebrei, si raccomanda la mutua conoscenza e stima, che si ottengono con gli studi biblici e teologici e con il fraterno dialogo. Vuoi perché è un fratello minore e la Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra. Vuoi perché non è un fratello, ma ha dei sentimenti tanto buoni e si sforza di superare in vari modi l’inquietudine del cuore umano. Vuoi perché è un ateo o un laicista, ma è in ricerca e bisogna lasciarlo stare perché ha un brutto carattere e, se si arrabbia, magari diventa buddista.
Formidabili quei secoli, signor editore...
“Va bene, va bene” ha tagliato corto l’editore. “Mi avete convinto: ci son più matti fuori che dentro. Facciamo ‘sto libro. Ma... non scriverete proprio tutto?”.
Veramente, signor editore, ce l’ha ordinato il medico...
Dopo la cura
Adesso che la cura è terminata, bisogna dar conto al lettore degli effetti che ha prodotto.
Cominciamo dal titolo, Io speriamo che resto cattolico, voluta citazione dell’Io speriamo che me la cavo del maestro Marcello D’Orta. Le ragioni della citazione sono due. La prima è che il maestro D’Orta è un cattolico napoletano verace tanto come cattolico quanto come napoletano. La seconda è che anche in queste pagine, come nelle sue, a mettere il sale nelle ferite sono dei bambini: nel nostro caso, intesi sia come cattolici “non adulti” sia come bambini veri e propri.
Il libro è diviso in tre parti: una dedicata al laicismo, una dedicata alle varie malattie che travagliano il mondo cattolico, una alla denuncia e all’analisi di casi concreti. Le tre parti sono divise da due intermezzi. Ma di quelli parleremo dopo, perché ora bisogna spiegare chi è Giovannino.
Ogni capitolo si apre con la lettera che il piccolo Giovannino scrive al padre. Sono riflessioni da una paginetta, letterine semplici semplici che può partorire la testa di un ragazzino. Ma, proprio per questo, mettono il dito direttamente nella piaga senza starci a pensare sopra troppo. Bazzecole, dirà sicuramente qualche cottolico adulterato. “Caro papà, perché, se la religione cattolica è l’unica vera, a catechismo mi spiegano che le altre non sono false?”. “Caro papà, perché la maestra mi dice che non si deve credere in niente e poi mi dice che devo credere che l’uomo discende dalla scimmia?”. “Caro papà, perché ci dicono che la Messa è una festa e poi si arrabbiano se i bambini fanno baldoria?”. Capite? Bazzecole di questo genere. Bazzecole che, però, mettono a dura prova la logica se non le si considerà con onestà.
Qualcuno si domanderà da dove salta fuori questo Giovannino. Un’invenzione, ci si perdoni la prosopopea, letteraria? Come se i dubbi che colpiscono il povero Giovannino potessero essere frutto della fantasia di due autori in preda a un attacco di psicanalisi. Purtroppo no, bisognerebbe essere troppo bravi per arrivare a tanto. Ci vorrebbe come minimo un Achille Campanile nella sua forma più splendida. Questa è tutta roba vera. L’unico nostro merito è quello di avere, dalle rispettive e legittime mogli, un numero diascreto di figli: abbastanza da coprire un arco che va dalla maggiore età alla primissima infanzia. Ed ecco spiegato perché il Giovannino di questo libro affronta situazioni diverse con linguaggi leggermente diversi e a volte parla della maestra e altre dei professori. Abbiamo cercato di fare una media ponderata delle età e dei casi che, tramite i nostri figli, giungono nelle nostre famiglie ogni giorno. Senza troppa sorpresa, abbiamo scoperto che ciò che colpisce i ragazzi colpisce anche noi adulti quando andiamo al lavoro, a Messa, all’oratorio, quando leggiamo il giornale o guardiamo la tv. Per non parlare di quando leggiamo libri di cosiddetta teologia.
Omaggio a Giovannino Guareschi
Rimane il fatto che, ai lettori, il nome di Giovannino ricorderà Guareschi. Bene, i lettori sono sulla strada giusta. Questo nome è un omaggio a uno dei più grandi scrittori cattolici del Novecento. A quello scrittore così cattolico da inventare una saga che ha per protagonista un prete nella persona di don Camillo. A quello scrittore così cattolico da mettere nei suoi racconti un Cristo crocifisso che parla senza mai dire un’eresia. A quello scrittore così cattolico da riportare sulla giusta strada il comunista Peppone e la sua banda di senzadio. Insomma, a quello scrittore così cattolico da aver dato fastidio prima di tutto al mondo cattolico, poi al mondo laico e, se ce ne sono altri, pure a quelli. Ma non ai suoi milioni di lettori, però. Tanto che Guareschi è uno dei pochi esempi di longevità letteraria decretata dal pubblico e non dal carrozzone politico culturale.
Quello che noi denunciamo oggi, Guareschi lo aveva previsto più di quarant’anni fa. E siccome, anche senza volerlo, è stato un maestro, noi abbiamo il coraggio sfrontato di sentirci suoi allievi. Quindi, come tali, abbiamo voluto rendergli un omaggio ulteriore. Ecco così spiegata la presenza dei due intermezzi di cui si parlava prima. In questi intermezzi, che si intitolano “Gran Varietà”, abbiamo utilizzato la tecnica che Guareschi aveva inventato per una delle rubriche più geniali pubblicate sul suo “Candido”. La rubrica si intitolava “Giro d’Italia” ed era una raccolta di notizie da tutto il Paese. La trovata narrativa stava nel farne un articolo unico utilizzando degli scampoli di frase come titoli dei diversi paragrafi. Fatta da lui, era qualche cosa di esilarante e di istruttivo. Fatta da noi, ce lo farete sapere.
Celo manca
Per concludere troverete una serie di ritrattini scritti in punta di clava. Un repertorio di figurine di laicisti e cattolici adulterati da mettere nel vostro album degli orrori. E’ chiaro che questa è solo una scelta operata fior da fiore tra ciò che ci ha attirato di più. E, purtroppo, il problema non è stato quello della scarsità del materiale a disposizione. E’ un buon punto di partenza con il quale potrete confrontare le vostre personali scoperte in una sorta di “celo manca” che indurrà gli appassionati a tornare bambini: fatelo senza vergognarvi.
Domanda finale
Qualcuno potrà chiedersi se tutto questo mulinare di randelli all’interno del mondo cattolico non faccia il gioco degli avversari. Altri potranno chiedersi se gli autori non sono magari degli anticlericali in incognito. Ma la questione è molto semplice. Prima di tutto, altro è la Chiesa e altro è il cosiddetto mondo cattolico: madre venerata la prima, fratello troppo spesso degenere il secondo. E poi, visto che stiamo parlando di fratelli: se uno di casa sta correndo verso il burrone che cosa bisogna fare? Lasciarlo continuare dicendogli quanto è bravo o riportarlo indietro, magari con qualche pedata nel sedere?
A questo proposito, lasciateci chiudere citando l’autorevole “Civiltà cattolica”: “(...) laicismo e intolleranza non sono mali che affliggono la Chiesa soltanto dall’esterno. C’è, per così dire, un ‘laicismo’ interno ad essa, ed è la propaggine dell’osmosi esistente tra una certa parte del mondo cattolico e il laicismo della cultura dominante. Questo laicismo interno, che ha le sue manifestazioni di intolleranza ed è per sua natura più insidioso di quello che attacca la Chiesa dall’esterno, agisce sommessamente con l’esasperata demitizzazione dei testi fondanti della fede cristiana, con la pratica dissoluzione della morale cristiana in nome di un cattolicesimo che si autodefinisce adulto, con l’intellettualizzazione di stampo ‘illuministico’ della fede”.
Passi per noi. Ma non saranno in preda a un attacco di psicanalisi anche i padri gesuiti della “Civiltà cattolica”...
Alessandro Gnocchi
Mario Palmaro
Venerdì 15 giugno 2007
Festa del Sacro Cuore di Gesù
Alessandro GNOCCHI - Mario PALMARO, "Io speriamo che resto cattolico. Nuovo manuale di sopravvivenza contro il laicismo moderno", PIEMME 2007, pp. 239, € 13,50
Dopo "Contro il logorio del laicismo moderno. Manuale di sopravvivenza per cattolici", gli stessi autori presentano un altro strumento per non cadere nelle trappole e nelle insidie tese dal laicismo imperante nel tentativo di mettere fuorigioco tutto ciò che è cattolico. Dalle discussioni su pacs ed eutanasia al dibattito sul presepe e Babbo Natale, dalle omelie "ecumenically correct" al catechismo "rivisto e corretto" per non urtare la sensibilità degli "altri", tutti gli attacchi esterni e i cedimenti interni che minacciano la fede cattolica secondo gli autori.
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Mario e Alessandro ci hanno regalato l'Introduzione al loro nuovo "antidoto".
Eccovela:
CE L’HA ORDINATO IL MEDICO
Ma non scriverete proprio tutto?
Adesso non prendetevela con noi perché torniamo alla carica con un altro libro su fasti e nefasti del laicismo e di quel cattolicesimo adulto, ma così adulto da essere divenuto un cattolicesimo adulterato. Non prendetevela con noi perché ce l’ha ordinato il medico. “Se proprio non potete fare a meno di farvi venire il mal di fegato per tutto quello che non va” ha detto l’esimio dipendente della Asl “almeno sfogatevi scrivendo. Non so se serve, però male non fa”. Poi ha scribacchiato qualche cosa su un foglietto e noi siamo tornati dalle nostre mogli un poco più sollevati: “Non c’è da spaventarsi, è un normale attacco di psicanalisi”. Così, invece che andare in farmacia a comprare il Valium, siamo andati dall’editore a portare gli appunti dei nostri incubi.
“Ancora voi?” ha sbottato l’editore. Poi, visto il foglietto del medico, ha preferito assecondarci. E’ sempre meglio assecondare la gente che circola con certi foglietti in tasca. Ma il nostro esordio non deve averlo impressionato benissimo. Quel “Ci son più matti fuori che dentro” con cui abbiamo incominciato il discorso lo ha messo sul chi va là: in fondo, bisogna riconscere che attaccare un discorso in quel modo è un po’ come dire “Guardi che non siamo pazzi” e pretendere di essere presi per sani.
Però l’editore è stato un signore. Ci ha fatto accomodare su due divanetti, si messo alle nostre spalle, ha acceso un sigaro, ha preso blocco e matita e ci ha detto di raccontare tutto quanto ci passava per la testa in quel momento. “Però non parlatemi degli incubi, quelli ormai li conosco bene. Parlate dei sogni che vi allietano. Raccontate la realtà come vi piacerebbe. In tutta la storia dell’uomo ci sarà pur stato un momento in cui fuori c’erano i sani e i matti stavano dentro...”.
Eccome se c’è stato, signor editore, ed è durato secoli. Formidabili quei secoli. A mettere al loro posto gli eretici ci pensava gente come San Bernardo, San Domenico, San Tommaso, San Francesco, San Bernardino, Sant’Ignazio, San Carlo, San Pio V, San Giovanni Bosco... E ai cattolici ordinari come noi rimaneva solo da darsi da fare quando proprio ce n’era bisogno: una sommossa di catari o di dolciniani invasati, un assalto di luterani che non sapevano ancora di essere solo dei fratelli separati, un assedio di musulmani con la scimitarra tra i denti. Robetta semplice in cui si sapeva subito dove mettere le mani perché era chiaro dove stavano i buoni e dove stavano i cattivi. E quando si sa dove sta il bene e dove sta il male, signor editore, diventa tutto più facile.
Formidabili quei secoli, signor editore. E noi oggi, invece, siamo qua a sperare di rimanere cattolici, preda di attacchi di psicanalisi che i nostri antenati non immaginavano neanche potessero esistere. E, se si fa tanto di prendersela con qualcuno che cerca di demolire la nostra fede, non si ha neanche la soddisfazione di sollevarlo di peso e dirgli ciò che gli va detto. Vuoi perché è un fratello separato e i cattolici, nell’azione ecumenica, devono innanzitutto considerare ciò che deve essere rinnovato e fatto nella stessa famiglia cattolica. Vuoi perché è un fratello maggiore e, tra cristiani ed ebrei, si raccomanda la mutua conoscenza e stima, che si ottengono con gli studi biblici e teologici e con il fraterno dialogo. Vuoi perché è un fratello minore e la Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra. Vuoi perché non è un fratello, ma ha dei sentimenti tanto buoni e si sforza di superare in vari modi l’inquietudine del cuore umano. Vuoi perché è un ateo o un laicista, ma è in ricerca e bisogna lasciarlo stare perché ha un brutto carattere e, se si arrabbia, magari diventa buddista.
Formidabili quei secoli, signor editore...
“Va bene, va bene” ha tagliato corto l’editore. “Mi avete convinto: ci son più matti fuori che dentro. Facciamo ‘sto libro. Ma... non scriverete proprio tutto?”.
Veramente, signor editore, ce l’ha ordinato il medico...
Dopo la cura
Adesso che la cura è terminata, bisogna dar conto al lettore degli effetti che ha prodotto.
Cominciamo dal titolo, Io speriamo che resto cattolico, voluta citazione dell’Io speriamo che me la cavo del maestro Marcello D’Orta. Le ragioni della citazione sono due. La prima è che il maestro D’Orta è un cattolico napoletano verace tanto come cattolico quanto come napoletano. La seconda è che anche in queste pagine, come nelle sue, a mettere il sale nelle ferite sono dei bambini: nel nostro caso, intesi sia come cattolici “non adulti” sia come bambini veri e propri.
Il libro è diviso in tre parti: una dedicata al laicismo, una dedicata alle varie malattie che travagliano il mondo cattolico, una alla denuncia e all’analisi di casi concreti. Le tre parti sono divise da due intermezzi. Ma di quelli parleremo dopo, perché ora bisogna spiegare chi è Giovannino.
Ogni capitolo si apre con la lettera che il piccolo Giovannino scrive al padre. Sono riflessioni da una paginetta, letterine semplici semplici che può partorire la testa di un ragazzino. Ma, proprio per questo, mettono il dito direttamente nella piaga senza starci a pensare sopra troppo. Bazzecole, dirà sicuramente qualche cottolico adulterato. “Caro papà, perché, se la religione cattolica è l’unica vera, a catechismo mi spiegano che le altre non sono false?”. “Caro papà, perché la maestra mi dice che non si deve credere in niente e poi mi dice che devo credere che l’uomo discende dalla scimmia?”. “Caro papà, perché ci dicono che la Messa è una festa e poi si arrabbiano se i bambini fanno baldoria?”. Capite? Bazzecole di questo genere. Bazzecole che, però, mettono a dura prova la logica se non le si considerà con onestà.
Qualcuno si domanderà da dove salta fuori questo Giovannino. Un’invenzione, ci si perdoni la prosopopea, letteraria? Come se i dubbi che colpiscono il povero Giovannino potessero essere frutto della fantasia di due autori in preda a un attacco di psicanalisi. Purtroppo no, bisognerebbe essere troppo bravi per arrivare a tanto. Ci vorrebbe come minimo un Achille Campanile nella sua forma più splendida. Questa è tutta roba vera. L’unico nostro merito è quello di avere, dalle rispettive e legittime mogli, un numero diascreto di figli: abbastanza da coprire un arco che va dalla maggiore età alla primissima infanzia. Ed ecco spiegato perché il Giovannino di questo libro affronta situazioni diverse con linguaggi leggermente diversi e a volte parla della maestra e altre dei professori. Abbiamo cercato di fare una media ponderata delle età e dei casi che, tramite i nostri figli, giungono nelle nostre famiglie ogni giorno. Senza troppa sorpresa, abbiamo scoperto che ciò che colpisce i ragazzi colpisce anche noi adulti quando andiamo al lavoro, a Messa, all’oratorio, quando leggiamo il giornale o guardiamo la tv. Per non parlare di quando leggiamo libri di cosiddetta teologia.
Omaggio a Giovannino Guareschi
Rimane il fatto che, ai lettori, il nome di Giovannino ricorderà Guareschi. Bene, i lettori sono sulla strada giusta. Questo nome è un omaggio a uno dei più grandi scrittori cattolici del Novecento. A quello scrittore così cattolico da inventare una saga che ha per protagonista un prete nella persona di don Camillo. A quello scrittore così cattolico da mettere nei suoi racconti un Cristo crocifisso che parla senza mai dire un’eresia. A quello scrittore così cattolico da riportare sulla giusta strada il comunista Peppone e la sua banda di senzadio. Insomma, a quello scrittore così cattolico da aver dato fastidio prima di tutto al mondo cattolico, poi al mondo laico e, se ce ne sono altri, pure a quelli. Ma non ai suoi milioni di lettori, però. Tanto che Guareschi è uno dei pochi esempi di longevità letteraria decretata dal pubblico e non dal carrozzone politico culturale.
Quello che noi denunciamo oggi, Guareschi lo aveva previsto più di quarant’anni fa. E siccome, anche senza volerlo, è stato un maestro, noi abbiamo il coraggio sfrontato di sentirci suoi allievi. Quindi, come tali, abbiamo voluto rendergli un omaggio ulteriore. Ecco così spiegata la presenza dei due intermezzi di cui si parlava prima. In questi intermezzi, che si intitolano “Gran Varietà”, abbiamo utilizzato la tecnica che Guareschi aveva inventato per una delle rubriche più geniali pubblicate sul suo “Candido”. La rubrica si intitolava “Giro d’Italia” ed era una raccolta di notizie da tutto il Paese. La trovata narrativa stava nel farne un articolo unico utilizzando degli scampoli di frase come titoli dei diversi paragrafi. Fatta da lui, era qualche cosa di esilarante e di istruttivo. Fatta da noi, ce lo farete sapere.
Celo manca
Per concludere troverete una serie di ritrattini scritti in punta di clava. Un repertorio di figurine di laicisti e cattolici adulterati da mettere nel vostro album degli orrori. E’ chiaro che questa è solo una scelta operata fior da fiore tra ciò che ci ha attirato di più. E, purtroppo, il problema non è stato quello della scarsità del materiale a disposizione. E’ un buon punto di partenza con il quale potrete confrontare le vostre personali scoperte in una sorta di “celo manca” che indurrà gli appassionati a tornare bambini: fatelo senza vergognarvi.
Domanda finale
Qualcuno potrà chiedersi se tutto questo mulinare di randelli all’interno del mondo cattolico non faccia il gioco degli avversari. Altri potranno chiedersi se gli autori non sono magari degli anticlericali in incognito. Ma la questione è molto semplice. Prima di tutto, altro è la Chiesa e altro è il cosiddetto mondo cattolico: madre venerata la prima, fratello troppo spesso degenere il secondo. E poi, visto che stiamo parlando di fratelli: se uno di casa sta correndo verso il burrone che cosa bisogna fare? Lasciarlo continuare dicendogli quanto è bravo o riportarlo indietro, magari con qualche pedata nel sedere?
A questo proposito, lasciateci chiudere citando l’autorevole “Civiltà cattolica”: “(...) laicismo e intolleranza non sono mali che affliggono la Chiesa soltanto dall’esterno. C’è, per così dire, un ‘laicismo’ interno ad essa, ed è la propaggine dell’osmosi esistente tra una certa parte del mondo cattolico e il laicismo della cultura dominante. Questo laicismo interno, che ha le sue manifestazioni di intolleranza ed è per sua natura più insidioso di quello che attacca la Chiesa dall’esterno, agisce sommessamente con l’esasperata demitizzazione dei testi fondanti della fede cristiana, con la pratica dissoluzione della morale cristiana in nome di un cattolicesimo che si autodefinisce adulto, con l’intellettualizzazione di stampo ‘illuministico’ della fede”.
Passi per noi. Ma non saranno in preda a un attacco di psicanalisi anche i padri gesuiti della “Civiltà cattolica”...
Alessandro Gnocchi
Mario Palmaro
Venerdì 15 giugno 2007
Festa del Sacro Cuore di Gesù