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Le memorie del Cardinal Biffi: “Prendi il largo”

Da Zenit

Le memorie del Cardinal Biffi: “Prendi il largo”

ROMA, lunedì, 29 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo un estratto del volume autobiografico del Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, dal titolo: "Memorie e digressioni di un italiano cardinale" (Edizioni Cantagalli, Siena, 2007, pp. 640, Euro 23,90).

Il capitolo riporta l'omelia pronunciata dal porporato, il 4 febbraio 1989, nel santuario della Beata Vergine di San Luca.

(...)

Menzogne dei nostri tempi

È una menzogna che la creatura vivente nel grembo materno non sia un essere umano: ogni indagine scientifica ha confermato che ciò che oggi viene così spesso ucciso è già un individuo vero, caratterizzato e inconfondibile. È una menzogna che la legalizzazione dell’aborto diminuisca la pratica dell’aborto clandestino: al contrario, tale legalizzazione, infiacchendo e ottundendo il senso morale del nostro popolo ha portato a un’espansione senza precedenti di questo gravissimo atto di disumanità.

È una menzogna che con queste leggi e con questi metodi si arrivi a tutelare la sanità e il benessere delle donne: al contrario, le si induce a un’esperienza così innaturale e traumatica, che poi non di rado resta nella coscienza profonda di ciascuna una lacerazione non rimarginabile, causa di molti squilibri psicosomatici. Un altro esempio di menzogna, che si sta diffondendo, è quello di chiamare cattolici “integrali sti” coloro che coraggiosamente si pongono al servizio della verità e in tutti i modi si adoperano per la difesa della vita, proponendo iniziative che prevengano o distolgano dall’«abominevole delitto dell’aborto», per usare l’espressione del Concilio Vaticano II (Gaudium et spes, 51).

A questi uomini va tutta la stima, la gratitudine, la solidarietà della Chiesa. A loro dico: Non preoccupatevi! In questo contesto, essere chiamati “integralisti” equivale a essere chiamati cristiani. Càpita anche a me di vedere qualificati come “duri” o “pesanti” i miei interventi, come se la durezza non fosse di chi sopprime e di chi favorisce la soppressione della vita umana innocente, ma di chi rifiuta semplicemente di ritenere moralmente lecita qualunque uccisione di una creatura incolpevole, e apertamente lo dice. E non ci si vergogna neppure talvolta, in uno stato democratico, di deplorare come ingerenza indebita il diritto – che è di tutti i cittadini, e quindi anche dei vescovi – di dire liberamente e su tutto il proprio parere.

I “padroni di uomini”

Se cerco di indicare dove sia in questa materia il centro del nostro contrasto con la cultura oggi dominante, mi pare di poterlo trovare nel fatto che noi, illuminati dal Vangelo, non ammettiamo che si dia mai il caso di un essere umano – fosse anche la madre, o il legislatore, o il medico – che si possa ritenere “padrone” di un altro essere umano, e sia legittimato a disporre della sua vita e della sua morte. Più volte nel secolo ventesimo, e sotto diverse bandiere, questa idea aberrante si è affacciata alla ribalta della storia.

Noi per parte nostra non abbiamo mai riconosciuto – e non riconosciamo – nessuno che sia padrone degli uomini all’infuori del Signore Gesù, come non riconosciamo nessun altro Maestro di vita. Gioiosi di appartenere a lui e di essere salvati in virtù del suo magistero dai molti sragionamenti della cultura contemporanea, noi camminiamo per la nostra strada con grande serenità. Se il Dio della vita è con noi, i molti e potenti servitori della morte e della menzogna ci fanno sì dispiacere, ma non ci faranno mai chiudere gli occhi alla luce, né chiudere la bocca di fronte al dovere di rendere testimonianza alla verità.

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