La pace sulla terra non può trovarsi senza la riconciliazione con Dio
«L'anno che volge al termine rimane nella nostra memoria con la profonda impronta degli orrori della guerra svoltasi nei pressi della Terra Santa come anche in generale del pericolo di uno scontro tra culture e religioni - un pericolo che incombe tuttora minaccioso su questo nostro momento storico. Il problema delle vie verso la pace è così diventato una sfida di primaria importanza per tutti coloro che si occupano dell'uomo. Ciò vale in modo particolare per la Chiesa, per la quale la promessa che ne ha accompagnato gli inizi significa insieme una responsabilità e un compito: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra per gli uomini che egli ama (Lc 2,14)» [Discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana, 22 dicembre 2006].
La pace sulla terra non può trovarsi senza la riconciliazione con Dio, senza l’armonia tra cielo e terra. Per Benedetto XVI questa correlazione del tema di “Dio” col tema della “pace” è stato l’aspetto determinante dei quattro Viaggi apostolici cui è riandato con la memoria nel Discorso alla Curia.
Visita Pastorale in Polonia
Per gratitudine a Giovanni Paolo II, per quello che ha fatto durante il quarto di secolo del suo servizio “per me personalmente e soprattutto alla Chiesa e al mondo” ho fatto - ha detto Benedetto XVI - questo viaggio. “Sì, egli si è donato senza riserve a Dio, a Cristo, alla Madre di Cristo, alla Chiesa: al servizio del Redentore ed alla redenzione dell’uomo…Ci ha mostrato così, come uomini di questo nostro oggi, come si possa credere in Dio, nel Dio vivente resosi vicino a noi in Cristo”. E in Polonia Benedetto XVI ha trovato la gioia della fede, la gente che vede nel Papa il successore di Pietro a cui è stato affidato il ministero pastorale per tutta la Chiesa. Pietro, da sé, non era una roccia, ma un uomo debole ed incostante. “Il Signore, però, volle fare di lui la pietra e dimostrare che, attraverso un uomo debole, Egli stesso sostiene saldamente la sua Chiesa e la mantiene nell’unità”. E il Papa, che sa queste cose, ha esperimentato nel suo intimo la festa della cattolicità e come al di là di tutte le diversità delle epoche storiche e della culture la forza unificatrice della fede dai molti popoli edifica un unico popolo di Dio, la sua santa Chiesa. Il ministero petrino può essere sempre il segno visibile che garantisce questa unità e forma una unità concreta.
Un’altra esperienza l’ha vissuta nella visita ad Auschwitz - Birkenau, dando un giudizio tremendo: “nel luogo della barbarie più crudele - del tentativo di cancellare il popolo di Israele, di vanificare così anche l’elezione da parte di Dio, di bandire Dio dalla storia”. Ma anche qui l’avvenimento, la grazia attuale “veder comparire nel cielo l’arcobaleno, mentre io, davanti all’orrore di quel luogo, nell’atteggiamento di Giobbe gridavo verso Dio, scosso dallo spavento della sua apparente assenza e, al contempo, sorretto dalla certezza che Egli anche nel suo silenzio non cessa di essere e di rimanere con noi”.
Il viaggio in Spagna - a Valencia
Matrimonio e famiglia, testimonianze di coniugi, benedetti da una schiera numerosa di figli, che proprio nel sopportarsi a vicenda e nell’accettarsi sempre di nuovo nel crogiolo degli affanni quotidiani, vivendo e soffrendo fino in fondo il sì iniziale hanno mostrato in questo cammino il “perdersi” evangelico per ritrovarsi e divenire felici. E questo è avvenuto nella forza del sacramento con cui Cristo li ha legati insieme, un grande sì definitivo di fronte a se stessi, ai figli, a Dio Creatore e Redentore.
Certo davanti a alla gioia per queste famiglie in cui le generazioni si stringono la mano e il futuro è presente, il Papa vede l’Europa, “che apparentemente quasi non vuol più avere figli…Per l’straneo, quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia: Perché le cose stanno così? Questa è la grande domanda”. Certo il bambino ha bisogno di attenzione amorosa, occorre dargli qualcosa del nostro tempo, del tempo della nostra vita. Avere tempo e donare tempo è perdersi con la gioia di trovare se stessi. Ma a questo problema se ne aggiunge un altro: di quali norme siamo debitori al bambino perché segua la via giusta e in che modo rispettare la sua libertà? Lo spirito moderno ha perso l’orientamento e quindi la capacità di indicare la retta via in tutti gli ambiti cioè di educare. Ma il problema più grave è che l’uomo di oggi è insicuro circa il futuro per cui il rischio di avere figli appare a molti una cosa quasi insostenibile. Connesso con questo è il problema di non sentirsi di legarsi per sempre, per tutta la vita. A livello legislativo proporre leggi sulle coppie di fatto in chi non si sente di accettare la convivenza giuridicamente ordinata e vincolante del matrimonio significa indebolire ancora di più chi fa già fatica. E poi la relativizzazione dei sessi, il mettersi insieme di un uomo e di una donna o di due persone dello stesso sesso è emanciparsi dal proprio corpo per distruggere se stessi. “Se si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi…forse che l’uomo non ci interessa?...Non è piuttosto il loro - il nostro - dovere alzare la voce per difendere l’uomo, quella creature che proprio nell’unità inseparabile di corpo e di anima, è immagine di Dio?”
Baviera - Munchen, Altòtting, Regensburg, Freising
“Il grande tema del mio viaggio in Germania era Dio. La Chiesa deve parlare di tante cose: di tutte le questioni con l’essere uomo…Ma il suo tema vero e - sotto certi aspetti - unico è “Dio”. E il grande problema dell’Occidente è la dimenticanza di Dio: è un oblio che si diffonde. In definitiva, tutti i singoli problemi possono essere riportati a questa domanda”. Anche il tema del sacerdozio e quello del dialogo. Il sacerdote è “uomo di Dio” e il suo amore pastorale: portare Dio agli uomini. Può farlo se egli stesso viene da Dio, se vive con e da Dio “Questa teocentricità dell’esistenza sacerdotale è necessaria proprio nel nostro mondo totalmente funzionalistico, nel quale tutto è fondato su prestazioni calcolabili e verificabili.
“Il celibato, che vige per i Vescovi in tutta la Chiesa orientale ed occidentale e, secondo una tradizione che risale a un’epoca vicina a quella degli Apostoli, per i sacerdoti in genere nella Chiesa latina, può essere compreso e vissuto, in definitiva, solo in base a questa impostazione di fondo”, teocentrica. Non può significare il rimanere privi di amore, ma il lasciasi prendere dalla passione per Dio e grazie ad un più intimo stare con Lui la gioia di vissuti fraterni e del servire gli uomini.
IL dialogo viene dall’impegno comune di tutti i cristiani per l’unità e tra le religioni, tra chi crede e non crede il dialogo tra fede e ragione. Certo la ragione secolarizzata non è più in grado di entrare in un vero dialogo con le religioni. Se resta chiusa di fronte alla questione su Dio, questo finirà per condurre allo scontro delle culture. Compito comune di tutte le religioni è porsi a servizio della verità e quindi dell’uomo.
La visita in Turchia
“In un dialogo da intensificare con l’Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell’illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica…Da una parte, ci si deve contrapporre a una dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici, privando così l’uomo dei suoi specifici criteri di misura. D’altra parte, è necessario accogliere le vere conquiste dell’illuminismo, i diritti dell’uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi gli elementi essenziali per l’autenticità della religione…Noi cristiani ci sentiamo solidali con tutti coloro che, proprio in base alla loro convinzione religiosa di musulmani, s’impegnano contro la violenza e per la sinergia tra fede e ragione, tra religione e libertà”.
Il Papa ho vissuto ore felici di vicinanza ecumenica nell’incontro con il Patriarca ecumenico Bartholomaios I e per una lettera che ha fatto rivivere l’esperienza di comunione di quei giorni: “Abbiamo fatto l’esperienza di un’unità profonda nella fede e pregheremo il Signore ancora più insistentemente affinché ci doni presto anche la piena unità nella comune frazione del Pane”.
Da:Cultura Cattolica.it
«L'anno che volge al termine rimane nella nostra memoria con la profonda impronta degli orrori della guerra svoltasi nei pressi della Terra Santa come anche in generale del pericolo di uno scontro tra culture e religioni - un pericolo che incombe tuttora minaccioso su questo nostro momento storico. Il problema delle vie verso la pace è così diventato una sfida di primaria importanza per tutti coloro che si occupano dell'uomo. Ciò vale in modo particolare per la Chiesa, per la quale la promessa che ne ha accompagnato gli inizi significa insieme una responsabilità e un compito: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra per gli uomini che egli ama (Lc 2,14)» [Discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana, 22 dicembre 2006].
La pace sulla terra non può trovarsi senza la riconciliazione con Dio, senza l’armonia tra cielo e terra. Per Benedetto XVI questa correlazione del tema di “Dio” col tema della “pace” è stato l’aspetto determinante dei quattro Viaggi apostolici cui è riandato con la memoria nel Discorso alla Curia.
Visita Pastorale in Polonia
Per gratitudine a Giovanni Paolo II, per quello che ha fatto durante il quarto di secolo del suo servizio “per me personalmente e soprattutto alla Chiesa e al mondo” ho fatto - ha detto Benedetto XVI - questo viaggio. “Sì, egli si è donato senza riserve a Dio, a Cristo, alla Madre di Cristo, alla Chiesa: al servizio del Redentore ed alla redenzione dell’uomo…Ci ha mostrato così, come uomini di questo nostro oggi, come si possa credere in Dio, nel Dio vivente resosi vicino a noi in Cristo”. E in Polonia Benedetto XVI ha trovato la gioia della fede, la gente che vede nel Papa il successore di Pietro a cui è stato affidato il ministero pastorale per tutta la Chiesa. Pietro, da sé, non era una roccia, ma un uomo debole ed incostante. “Il Signore, però, volle fare di lui la pietra e dimostrare che, attraverso un uomo debole, Egli stesso sostiene saldamente la sua Chiesa e la mantiene nell’unità”. E il Papa, che sa queste cose, ha esperimentato nel suo intimo la festa della cattolicità e come al di là di tutte le diversità delle epoche storiche e della culture la forza unificatrice della fede dai molti popoli edifica un unico popolo di Dio, la sua santa Chiesa. Il ministero petrino può essere sempre il segno visibile che garantisce questa unità e forma una unità concreta.
Un’altra esperienza l’ha vissuta nella visita ad Auschwitz - Birkenau, dando un giudizio tremendo: “nel luogo della barbarie più crudele - del tentativo di cancellare il popolo di Israele, di vanificare così anche l’elezione da parte di Dio, di bandire Dio dalla storia”. Ma anche qui l’avvenimento, la grazia attuale “veder comparire nel cielo l’arcobaleno, mentre io, davanti all’orrore di quel luogo, nell’atteggiamento di Giobbe gridavo verso Dio, scosso dallo spavento della sua apparente assenza e, al contempo, sorretto dalla certezza che Egli anche nel suo silenzio non cessa di essere e di rimanere con noi”.
Il viaggio in Spagna - a Valencia
Matrimonio e famiglia, testimonianze di coniugi, benedetti da una schiera numerosa di figli, che proprio nel sopportarsi a vicenda e nell’accettarsi sempre di nuovo nel crogiolo degli affanni quotidiani, vivendo e soffrendo fino in fondo il sì iniziale hanno mostrato in questo cammino il “perdersi” evangelico per ritrovarsi e divenire felici. E questo è avvenuto nella forza del sacramento con cui Cristo li ha legati insieme, un grande sì definitivo di fronte a se stessi, ai figli, a Dio Creatore e Redentore.
Certo davanti a alla gioia per queste famiglie in cui le generazioni si stringono la mano e il futuro è presente, il Papa vede l’Europa, “che apparentemente quasi non vuol più avere figli…Per l’straneo, quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia: Perché le cose stanno così? Questa è la grande domanda”. Certo il bambino ha bisogno di attenzione amorosa, occorre dargli qualcosa del nostro tempo, del tempo della nostra vita. Avere tempo e donare tempo è perdersi con la gioia di trovare se stessi. Ma a questo problema se ne aggiunge un altro: di quali norme siamo debitori al bambino perché segua la via giusta e in che modo rispettare la sua libertà? Lo spirito moderno ha perso l’orientamento e quindi la capacità di indicare la retta via in tutti gli ambiti cioè di educare. Ma il problema più grave è che l’uomo di oggi è insicuro circa il futuro per cui il rischio di avere figli appare a molti una cosa quasi insostenibile. Connesso con questo è il problema di non sentirsi di legarsi per sempre, per tutta la vita. A livello legislativo proporre leggi sulle coppie di fatto in chi non si sente di accettare la convivenza giuridicamente ordinata e vincolante del matrimonio significa indebolire ancora di più chi fa già fatica. E poi la relativizzazione dei sessi, il mettersi insieme di un uomo e di una donna o di due persone dello stesso sesso è emanciparsi dal proprio corpo per distruggere se stessi. “Se si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi…forse che l’uomo non ci interessa?...Non è piuttosto il loro - il nostro - dovere alzare la voce per difendere l’uomo, quella creature che proprio nell’unità inseparabile di corpo e di anima, è immagine di Dio?”
Baviera - Munchen, Altòtting, Regensburg, Freising
“Il grande tema del mio viaggio in Germania era Dio. La Chiesa deve parlare di tante cose: di tutte le questioni con l’essere uomo…Ma il suo tema vero e - sotto certi aspetti - unico è “Dio”. E il grande problema dell’Occidente è la dimenticanza di Dio: è un oblio che si diffonde. In definitiva, tutti i singoli problemi possono essere riportati a questa domanda”. Anche il tema del sacerdozio e quello del dialogo. Il sacerdote è “uomo di Dio” e il suo amore pastorale: portare Dio agli uomini. Può farlo se egli stesso viene da Dio, se vive con e da Dio “Questa teocentricità dell’esistenza sacerdotale è necessaria proprio nel nostro mondo totalmente funzionalistico, nel quale tutto è fondato su prestazioni calcolabili e verificabili.
“Il celibato, che vige per i Vescovi in tutta la Chiesa orientale ed occidentale e, secondo una tradizione che risale a un’epoca vicina a quella degli Apostoli, per i sacerdoti in genere nella Chiesa latina, può essere compreso e vissuto, in definitiva, solo in base a questa impostazione di fondo”, teocentrica. Non può significare il rimanere privi di amore, ma il lasciasi prendere dalla passione per Dio e grazie ad un più intimo stare con Lui la gioia di vissuti fraterni e del servire gli uomini.
IL dialogo viene dall’impegno comune di tutti i cristiani per l’unità e tra le religioni, tra chi crede e non crede il dialogo tra fede e ragione. Certo la ragione secolarizzata non è più in grado di entrare in un vero dialogo con le religioni. Se resta chiusa di fronte alla questione su Dio, questo finirà per condurre allo scontro delle culture. Compito comune di tutte le religioni è porsi a servizio della verità e quindi dell’uomo.
La visita in Turchia
“In un dialogo da intensificare con l’Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell’illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica…Da una parte, ci si deve contrapporre a una dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici, privando così l’uomo dei suoi specifici criteri di misura. D’altra parte, è necessario accogliere le vere conquiste dell’illuminismo, i diritti dell’uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi gli elementi essenziali per l’autenticità della religione…Noi cristiani ci sentiamo solidali con tutti coloro che, proprio in base alla loro convinzione religiosa di musulmani, s’impegnano contro la violenza e per la sinergia tra fede e ragione, tra religione e libertà”.
Il Papa ho vissuto ore felici di vicinanza ecumenica nell’incontro con il Patriarca ecumenico Bartholomaios I e per una lettera che ha fatto rivivere l’esperienza di comunione di quei giorni: “Abbiamo fatto l’esperienza di un’unità profonda nella fede e pregheremo il Signore ancora più insistentemente affinché ci doni presto anche la piena unità nella comune frazione del Pane”.
Da:Cultura Cattolica.it