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Un Codice per capire la società occidentale

Esce un romanzo in cui si afferma che il Gesù Cristo non ha condotto la vita di castità che gli si attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità cristiana dopo la sua morte ha violato i diritti della moglie (Maria Maddalena), che avrebbe dovuto essere la sua erede. Che per nascondere questa verità i cristiani nel corso della loro storia hanno assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che san Josemaría Escrivá era in realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Papa e altre autorità della Chiesa cattolica operano per mantenere le menzogne su Cristo servendosi di qualunque mezzo, compreso l’omicidio.
Questa, parafrasando Massimo Introvigne, la trama del Codice da Vinci il romanzo di Dan Brown, che ha venduto circa quaranta milioni di copie e la cui versione cinematografica sta uscendo nelle sale in tutto il mondo.
Poco importa che la fondatezza storica del libro sia stata contestata da molti, fra cui Franco Cardini e Andrea Tornielli. E' Dan Brown stesso a dichiarare che il suo è un romanzo e quindi un lavoro di fantasia, confermando poi quanto dichiarato nella "fact page" del libro: che documenti, rituali, organizzazione, opere d'arte e architetture citate nel libro esistono tutti. E lasciando al lettore il compito di interpretare le antiche teorie discusse dai personaggi 'di fantasia' del romanzo. Immaginatevi quanti dei lettori saranno in grado od avranno voglia di operare questi 'distinguo' da leguleio e quanti invece si 'berranno', acriticamente, il libro ed il film.
Questo mentre ancora ricordiamo come la Rete 'Comedy central', che trasmette South Park, ne abbia censurato una puntata in cui appariva Maometto, ma, precedentemente, ne avesse tranquillamente trasmessa un'altra durante la Settimana Santa in cui si vedeva Gesù defecare sopra George W. Bush e sulla bandiera americana.
Si capisce allora la reazione del Cardinal Francis Arinze, che ha ricordato come ci siano altre religioni in cui l'insulto al Fondatore viene ripagato "dolorosamente", concludendo: "Non sarò io a dire a tutti i cristiani quello che devono fare, ma ci sono i mezzi legali per reagire".
Naturalmente non sono mancate le dichiarazioni di chi ha affermato di "provare un sottile senso d’inquietudine di fronte a parole che rappresentano l’ennesimo tentativo di limitare la libertà di pensiero e di espressione". Da parte nostra osserviamo l'atteggiamento più o meno 'prudente' che i fautori nostrani della libertà di pensiero assumono a seconda dell'interlocutore e ripetiamo con Nick Cohen: è da codardi attaccare la Chiesa quando non si osa offendere l'Islam.
Vi saremo grati se vorrete comunicarci la vostra opinione in merito, ci impegniamo a rispondere a tutti.
Giona

scritto da stranocristiano domenica, 07 maggio 2006

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