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Ruini: Educazione, difesa della vita e matrimonio


Conferenza Episcopale Italiana 56a ASSEMBLEA GENERALE Roma, 15-19 maggio 2006 PROLUSIONEDEL CARDINALE PRESIDENTE N. 7 [...] Altre problematiche, ancora più decisive per lo sviluppo e il futuro del Paese, hanno a che fare in maniera più profonda e specifica con l'indole e la qualità della persona umana, che oggi non è soltanto il primo valore ma anche, come insegna l'Enciclica Centesimus Annus (n. 32),"la principale risorsa dell'uomo" e "il fattore decisivo"dello sviluppo e della stessa produzione di beni.Assume pertanto importanza centrale l'educazione, che comprende l'istruzione intellettuale e la preparazione tecnica e operativa ma non si limita a queste, riguardandol'integralità della formazione della persona.In questo campo il nostro Paese è chiamato a intensificare il proprio impegno, che chiama in causa non solo le pubbliche autorità, la scuola e le altre "agenzie educative", ma anzitutto le famiglie e l'intera società civile: qui la comunità cristiana ha a sua volta una propria missione che cerca di svolgere in varie forme, chiedendo per il suo adempimento condizioni di parità effettiva.Sempre in rapporto al futuro di un popolo, la premessa indispensabile è evidentemente la continuità delle generazioni, l'accoglienza e la nascita di nuove vite.Specialmente sotto questo profilo il nostro Paese appare a rischio, un rischio che sta maturando e aggravandosi ormai da vari decenni e che, a motivo delle dinamiche dei processi demografici, non può certo essere scongiurato da piccoli segnali in senso contrario, come sono i lievi incrementi del tasso di natalità registrati in Italia negli ultimi anni,che pure vanno accolti con gioia.È questa dunque la nostra effettiva priorità nazionale sulla quale occorre concentrare - al di là delle divisioni politiche ed ideologiche - uno sforzo comune, ciascuno secondo le responsabilità che gli sono proprie, da quelle delle giovani coppie e del loro più ampio contesto familiare a quelle delle pubbliche istituzioni, degli operatorie conomici, degli uomini di cultura e dell'informazione, dell'intera società civile, e naturalmente della Chiesa e della sua pastorale.In questo contesto storico e sociale si colloca il nostro impegno a favore della vita umana, dal primo istante del suo concepimento fino al suo termine naturale, e della famiglia legittima fondata sul matrimonio: per conseguenza il rifiutodell'aborto, "delitto abominevole" (Gaudium et spes, 51) la cui gravità si va purtroppo oscurando nella coscienza di molti ma che rimane un atto intrinsecamente illecito che nessuna circostanza, finalità o legge umana potrà mai giustificare (cfr Enciclica Evangelium vitae, nn. 58-62),come anche dell'eutanasia e dell'utilizzo degli embrioni umani; e parimenti l'opposizione ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia,oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla.Cari Confratelli, sappiamo bene che questo nostro impegno è spesso mal tollerato e visto come indebita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi dello Stato.Ma non per questo possiamo tacere, o sfumare le nostre posizioni.È infatti nostra comune e profonda convinzione, confermata dall'insegnamento chiaro e costante della Chiesa e sostenuta dall'esperienza umana e in particolare dalla grande tradizione di civiltà della nostra nazione, che abbiamo a che fare qui con quelli che il Papa ha denominato "principi non negoziabili" (discorso del 30 marzo 2006 airappresentanti del Partito Popolare Europeo).Essi sono tali anzitutto per la loro intrinseca valenza etica, che non è però qualcosa di astratto e aprioristico:si lega invece sia a quel grande bene sociale che è la nascita e l'educazione dei figli sia alla genuina e duratura felicità delle persone.Del resto, non dobbiamo vedere soltanto il peso negativo delle contestazioni all'insegnamento sociale e morale dellaChiesa: esse infatti ci offrono l'occasione di fare, per così dire, una grande e pubblica catechesi, paziente e rispettosa ma chiara, e hanno già involontariamente favorito il crescere, in strati sempre più ampi del popolo italiano,di una più precisa coscienza di alcuni valori essenziali e della necessità di sostenerli e difenderli, in vista del bene comune.Le mode editoriali e cinematografiche, oggi in particolare quella riguardante il cosiddetto Codice da Vinci, mostrano a loro volta la necessità e offrono l'occasione di un'opera capillare di catechesi, e prima ancora di informazione storica, che, usufruendo anche delle attuali tecniche e metodologie di comunicazione, aiuti la gente a distinguere con chiarezza i dati certi delle origini e dello sviluppo storico del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni, che hanno primariamente uno scopo commerciale ma costituiscono anche una radicale e del tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede,a cominciare dalla croce del Signore.Certamente, già il Nuovo Testamento conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità (cfr 2Tim 4,3-4; 2Pt 1,16), ma è difficile sottrarsi alla sensazione che il grande successo di lavori come Il Codice da Vinci abbia a che fare con quell'odio,o quel venir meno dell'amore per se stessa che, come osservava l'allora Cardinale Ratzinger (Senza radici, ed.Mondadori, pp. 70-71), si è insinuato nella nostra civiltà.Anche in questo caso, però, non è il caso di cedere al pessimismo: alla fine il fascino della verità è più forte di quello dell'illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una grande sete.[...]+ Camillo Card. Ruini

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