López Trujillo
“QUELLA DI MARTINI È UN'OPINIONE PERSONALE CHE NON SI TROVA NEL MAGISTERO”
Il testo integrale dell’intervista concessa dal card. Lopez Trujillo al quotidiano spagnolo El País il 2 maggio e pubblicata oggi
Il testo integrale dell’intervista concessa dal card. Lopez Trujillo al quotidiano spagnolo El País il 2 maggio e pubblicata oggi
Il cardinale colombiano Alfonso Lopez Trujillo (Tolima, 1936) è il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia della Santa Sede. A seguito del dibattito aperto sulla possibilità che la Chiesa cambi la sua posizione sull’uso del preservativo, ha deciso di rompere il silenzio per chiarire che la Chiesa non si appresta a rivedere la sua posizione. L’intervista si è svolta martedì (2 maggio) nella sede del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in Piazza S. Calisto a Roma.
Domanda: Il cardinale Carlo Maria Martini considera l’uso del preservativo come un “male minore” rispetto all’Aids. Cosa ne pensa?Risposta: Egli vuole essere presente nel campo della pastorale. Non è questo attualmente il suo compito. Martini è uno specialista della Bibbia e, pertanto, ha parlato a titolo personale. I teologi moralisti e le persone che si occupano di queste questioni pastorali valuteranno le cose in modo corretto. Quello che invece posso dire è che al Dicastero, in cui presto servizio da 16 anni, non è stata data nessuna istruzione per presentare il nostro lavoro con qualche novità.
D. Qualche settimana fa si è detto che il cardinal Javier Lozano Barragàn avrebbe dichiarato che il Papa gli avrebbe commissionato uno studio sull’uso del preservativo. Lei cosa ne sa?R. Nessun pontefice fino ad ora ha aperto questa possibilità. Non lo ha fatto Paolo VI, né Giovanni Paolo II per 27 anni, né lo ha fatto questo Papa, che sta lavorando molto per la famiglia e per la vita. Tutto ciò che Benedetto XVI ha detto in questi ultimi mesi è stato raccomandare la fedeltà, la continenza, la castità. È l’unica cosa che io abbia letto finora ed è questo che dà la completa sicurezza. Il cardinal Lozano Barragàn, che é il presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, ha già dichiarato ad Avvenire di non aver mai ricevuto quest’incarico.
D. Su cosa si basa questa argomentazione?R. Su tutti i documenti e i libri che abbiamo. Questo non si può dimenticare. Pertanto, se ci fosse una posizione o qualcosa da rivedere, lo saprei già.
D. Allora la Chiesa non ha mai posto in questione la possibilità dell’uso del preservativo come mezzo di prevenzione per una malattia tanto grave come l’Aids?R. Riguardo a questo caso, è ben curioso che il problema non si mai stato posto prima, quando già c’erano malattie pericolose che si trasmettevano facilmente, come è il caso della sifilide. In nessun documento si può trovare che un Papa o un’autorità in nome della Chiesa ne abbia permesso l’uso.
D. Allora cosa si deve fare nel caso che uno degli sposi abbia l’Aids?R. Gli sposi possono scegliere la via della continenza, della castità, per non mettere in pericolo la sicurezza dell’altro. Alcuni esperti di morale hanno richiamato alla relatività del grado di sicurezza del preservativo. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) sa che c’è una relatività, un pericolo.
D. Tornando al tema, non è possibile per ora l’accettazione del preservativo in casi specifici, come ha detto Martini?R. Questa è un’opinione personale che non si trova nel Magistero. Fino ad oggi sono moltissimi coloro che non ritengono possibile la sua accettazione. Ma non escludo che per alcuni casi il problema potrebbe essere studiato da specialisti e dai Dicasteri competenti. Ma per ora non c’è niente di tutto questo.
D. Lei aveva parlato dell’opportunità della strategia ABC. Che cos’è esattamente?R. L’ABC risulta più chiara in inglese, già che è stata inventata negli Stati Uniti. A di astinenza; B di Be faithful, essere fedeli. E la C non è di condom, preservativo, come alcuni dicono. La C è di castità.
D. E riguardo la situazione del contagio in Africa?R. Abbiamo uno studio sull’Africa ed è dimostrato che in Uganda, dove si è applicata rigorosamente la strategia ABC, il contagio è diminuito. Negli altri paesi continua ad aumentare nonostante la diffusione massiccia dei profilattici. Dove i costumi si rilassano e si cerca a tutti i costi l’edonismo, è proprio lì che non si hanno valori fondamentali, soprattutto per i giovani, per le famiglie, e questo fa sì che crolli l’edificio morale e sopraggiunga la morte dei popoli.
D. Riguardo all’aborto, il cardinal Martini indicava che, nel caso specifico in cui la vita della madre corresse pericolo, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi. Qual è la sua posizione?R. Questo si può spiegare solo con una errata trascrizione. Mai, per nessuna ragione si può eliminare la vita di un innocente, e la vita dell’innocente in questo caso è il feto. Mai la Chiesa ha ammesso la liceità dell’aborto anche nel caso in cui la vita della madre sia minacciata dal figlio, mai è stato permesso e mai si permetterà, perché questa è l’unica dottrina della Chiesa. Credo che in questo senso il cardinale sia stato mal interpretato, perché una persona così importante e con una tale vastità di conoscenze sa perfettamente che la morale cattolica mai ha detto diversamente.
D. Un altro tema trattato è stata l’eutanasia. Qual è la posizione della Chiesa?R. L’eutanasia è un male intrinseco. Ci sono alcuni che si richiamano a un senso di pietà, ma si tratta di una pietà che diventa aggressiva e ingiusta verso la persona stessa. La vera eutanasia, cioè l’accelerare direttamente la morte del paziente per evitargli il dolore o porre in atto direttamente qualcosa che la produca, è in realtà una specie di suicidio assistito e per questo non è accettata dalla Chiesa.
D. E l’uso delle cure mediche per protrarre la vita?R. Questo è un tema distinto. Quando si ricorre a questi strumenti costosissimi e straordinari per protrarre la vita, si è nel caso del cosiddetto accanimento terapeutico. È una specie di invasione terapeutica con cui si vuole ad ogni costo preservare la vita. Non si è obbligati a farlo, ma lo si può accettare.
D. E quando il paziente non vuole continuare a vivere?R. Togliere la vita a un paziente che lo chiede non è accettabile. Un medico che lo faccia, commette un delitto punibile. La Chiesa può comprendere il dramma, la tragedia. Io ho visto il film Mar adentro, ho letto molto su casi simili e un tale dramma fa soffrire molto, io non li condannerei. Chi li condanna è proprio la stessa legge della vita, che deve essere mantenuta. L’unico Signore della vita è Dio e non possiamo sostituirci a Lui.
D. Ma ci sono già nazioni in cui l’eutanasia è permessa.R. È vero, ci sono nazioni che si sono presi gioco della natura e della scienza. Un cristiano non lo può accettare.
D. Cos’ha da dire al cardinal Martini?R. Stimo molto il cardinal Martini. Quando avrò l’opportunità di vederlo, parleremo. E sicuramente mi rassicurerà dicendo che le sue dichiarazioni sono state mal interpretate.
di Néstor Pongutá PuertoEl País, giovedì 4 maggio 2006