(C) L'Osservatore Romano, 18/5/2006
[...]Desidero infine condividere con voi la sollecitudine che vi anima nei riguardi del bene dell'Italia.Come ho avuto modo di rilevare nell'Enciclica Deus caritas est (nn. 28-29), la Chiesa è ben consapevole che "alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio" (cfr Mt 22,21), cioè tra lo Stato e la Chiesa, ossia l'autonomia delle realtà temporali, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II nella "Gaudium et spes".Questa distinzione e autonomia la Chiesa non solo riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso dell'umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l'adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli.In pari tempo, e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta della propria dottrina sociale, argomentata "a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano", e di risvegliare le forze morali e spirituali, aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene.A sua volta, una sana laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore.Nelle circostanze attuali, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell'Europa e in particolare dell'Italia, non commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società.Carissimi Vescovi italiani, su questi valori siamo debitori di una chiara testimonianza a tutti i nostri fratelli in umanità: con essa non imponiamo loro inutili pesi ma li aiutiamo ad avanzare sulla via della vita e dell'autentica libertà.Vi assicuro la mia quotidiana preghiera per voi, per le vostre Chiese e per tutta la diletta Nazione italiana e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, ai vostri sacerdoti, ad ogni famiglia italiana, specialmente a chi più soffre e sente più forte il bisogno dell'aiuto di Dio.Benedetto XVIUDIENZA AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
( CEI)
(C) L'Osservatore Romano, 18/5/2006
[...]Desidero infine condividere con voi la sollecitudine che vi anima nei riguardi del bene dell'Italia.Come ho avuto modo di rilevare nell'Enciclica Deus caritas est (nn. 28-29), la Chiesa è ben consapevole che "alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio" (cfr Mt 22,21), cioè tra lo Stato e la Chiesa, ossia l'autonomia delle realtà temporali, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II nella "Gaudium et spes".Questa distinzione e autonomia la Chiesa non solo riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso dell'umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l'adempimento della sua universale missione di salvezza tra tutti i popoli.In pari tempo, e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta della propria dottrina sociale, argomentata "a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano", e di risvegliare le forze morali e spirituali, aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene.A sua volta, una sana laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell'essenza stessa dell'uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore.Nelle circostanze attuali, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell'Europa e in particolare dell'Italia, non commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società.Carissimi Vescovi italiani, su questi valori siamo debitori di una chiara testimonianza a tutti i nostri fratelli in umanità: con essa non imponiamo loro inutili pesi ma li aiutiamo ad avanzare sulla via della vita e dell'autentica libertà.Vi assicuro la mia quotidiana preghiera per voi, per le vostre Chiese e per tutta la diletta Nazione italiana e imparto con grande affetto la Benedizione apostolica a ciascuno di voi, ai vostri sacerdoti, ad ogni famiglia italiana, specialmente a chi più soffre e sente più forte il bisogno dell'aiuto di Dio.Benedetto XVIUDIENZA AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
( CEI)
(C) L'Osservatore Romano, 18/5/2006