Antidoti di Rino Cammilleri
24/04/2006
Certo, ormai è tutto questione di propaganda. Mangiare topi vi fa schifo? Niente paura, con la giusta propaganda anche la carne di topo può diventare business. Per esempio, col Sessantotto il comune senso del pudore è andato a farsi benedire e il sesso da argomento disdicevole in salotto è diventato normale, così come è diventato anormale non avere rapporti sessuali (da qui i reportages sbalorditi sulle suore di clausura, con domande del tipo: ma come fate?). Poi è toccato all’omosessualità, prima divenuta pacifica opzione ed ora non solo regolarmente esibita ma anche consigliata. Scherzo? Per niente. Per esempio, l’inviato del «Giornale» a Bruxelles, Alessandro Caprettini, nella sua rubrica «Il cannocchiale» del 24 aprile 2006 descrive le marce forzate con cui l’Europarlamento sta promuovendo la campagna «gay è meglio». Diverse riviste interne alle istituzioni comunitarie, come Equality e Newshound, «da mesi e mesi battono il tasto» della «diversità».Equality fa capo alla direzione del personale e l’anno scorso ha dedicato un intero dossier alle coppie omosex. Newshound ha pubblicato con grande evidenza l’annuncio delle nozze gay di una deputata socialista tedesca. Entrambe le riviste hanno poi riportato l’invito a un corso di formazione sui «benefici che apporta la diversità». Questo corso serve a «vagliare funzionari che verranno inseriti negli alti ranghi dell’amministrazione per occuparsi dell’elaborazione di un piano d’azione per i criteri di selezione, assunzione e inserimento di alcune minoranze». E quali sarebbero queste minoranze? Etnie varie, disabili e «gblt». Che sta per «gay, lesbiche, bisessuali e trans». Così, in sordina, alla Ue la «diversità» diviene criterio di valutazione per l’inserimento negli alti ranghi delle istituzioni. Quest’anno il premio che Equality assegnava ai benemeriti delle pari opportunità è stato esteso anche alla «diversità». Da noi ci si accapiglia ancora per le «quote rosa» e non sappiamo che «in Europa» sono superate da un pezzo. Vedrete che prima o poi l’inversione diverrà obbligatoria. Come nella biblica Sodoma. E forse allora il Padreterno si incazzerà di brutto.
24/04/2006
Certo, ormai è tutto questione di propaganda. Mangiare topi vi fa schifo? Niente paura, con la giusta propaganda anche la carne di topo può diventare business. Per esempio, col Sessantotto il comune senso del pudore è andato a farsi benedire e il sesso da argomento disdicevole in salotto è diventato normale, così come è diventato anormale non avere rapporti sessuali (da qui i reportages sbalorditi sulle suore di clausura, con domande del tipo: ma come fate?). Poi è toccato all’omosessualità, prima divenuta pacifica opzione ed ora non solo regolarmente esibita ma anche consigliata. Scherzo? Per niente. Per esempio, l’inviato del «Giornale» a Bruxelles, Alessandro Caprettini, nella sua rubrica «Il cannocchiale» del 24 aprile 2006 descrive le marce forzate con cui l’Europarlamento sta promuovendo la campagna «gay è meglio». Diverse riviste interne alle istituzioni comunitarie, come Equality e Newshound, «da mesi e mesi battono il tasto» della «diversità».Equality fa capo alla direzione del personale e l’anno scorso ha dedicato un intero dossier alle coppie omosex. Newshound ha pubblicato con grande evidenza l’annuncio delle nozze gay di una deputata socialista tedesca. Entrambe le riviste hanno poi riportato l’invito a un corso di formazione sui «benefici che apporta la diversità». Questo corso serve a «vagliare funzionari che verranno inseriti negli alti ranghi dell’amministrazione per occuparsi dell’elaborazione di un piano d’azione per i criteri di selezione, assunzione e inserimento di alcune minoranze». E quali sarebbero queste minoranze? Etnie varie, disabili e «gblt». Che sta per «gay, lesbiche, bisessuali e trans». Così, in sordina, alla Ue la «diversità» diviene criterio di valutazione per l’inserimento negli alti ranghi delle istituzioni. Quest’anno il premio che Equality assegnava ai benemeriti delle pari opportunità è stato esteso anche alla «diversità». Da noi ci si accapiglia ancora per le «quote rosa» e non sappiamo che «in Europa» sono superate da un pezzo. Vedrete che prima o poi l’inversione diverrà obbligatoria. Come nella biblica Sodoma. E forse allora il Padreterno si incazzerà di brutto.