23-04-2006
di Roby Ronza
Il sempre acuto Robi Ronza (che il movimento ecclesiale cui appartiene farebbe bene a valorizzare, invece di relegarlo nel ruolo eterno di portavoce del Meeting) nella rubrica «Prisma» sul «Giornale» del 18 aprile 2006 ha parlato dei cattolici del centrosinistra così: «un’esperienza cristiana incapace di diventare cultura, visione del mondo, e perciò obiettivamente ridotta a una semplice morale, è ciò che caratterizza tutta l’area di cui Prodi è oggi il campione politico». E «coloro che vi appartengono sono perciò stesso destinati a diventare i cirenei di progetti politico-culturali alieni». In particolare, il progetto che tiene insieme l’Unione non è altro che quello «borghese-progressista dell’antico Partito d’Azione». Il quale ha, di fondo, «l’idea che, non essendo divenuta protestante, l’Italia non ha perciò potuto diventare realmente moderna, quindi “normale”». In quest’ottica le istituzioni europee «vengono viste come la grande siringa grazie a cui iniettare all’Italia le dosi massicce di modernità» di cui abbisogna. Solo che tali istituzioni «vengono totalmente identificate con il Nord Europa e la vera Europa sarebbe quella settentrionale di tradizione protestante». Idea stravagante, dal momento che di dette istituzioni l’Italia è un membro fondatore. Invece, «si parla dell’Europa come di altro rispetto a noi. Qualcosa dove si deve “entrare” o da dove si rischia di “uscire”». Ciò ha prodotto quel complesso di inferiorità che ha causato, per esempio, «l’entrata… in ginocchio del nostro Paese nell’area dell’euro». Altro elemento tipico dell’azionismo è l’eurocentrismo molto antiamericano, che si somma all’antiamericanismo viscerale dei comunisti, neo e post. Infatti (aggiungo io), se ascoltate le dichiarazioni dei cattolici di area prodiana, questo e non altro sentite: moralismo (sessuale e fiscale) e ritiro dall’Iraq.
di Roby Ronza
Il sempre acuto Robi Ronza (che il movimento ecclesiale cui appartiene farebbe bene a valorizzare, invece di relegarlo nel ruolo eterno di portavoce del Meeting) nella rubrica «Prisma» sul «Giornale» del 18 aprile 2006 ha parlato dei cattolici del centrosinistra così: «un’esperienza cristiana incapace di diventare cultura, visione del mondo, e perciò obiettivamente ridotta a una semplice morale, è ciò che caratterizza tutta l’area di cui Prodi è oggi il campione politico». E «coloro che vi appartengono sono perciò stesso destinati a diventare i cirenei di progetti politico-culturali alieni». In particolare, il progetto che tiene insieme l’Unione non è altro che quello «borghese-progressista dell’antico Partito d’Azione». Il quale ha, di fondo, «l’idea che, non essendo divenuta protestante, l’Italia non ha perciò potuto diventare realmente moderna, quindi “normale”». In quest’ottica le istituzioni europee «vengono viste come la grande siringa grazie a cui iniettare all’Italia le dosi massicce di modernità» di cui abbisogna. Solo che tali istituzioni «vengono totalmente identificate con il Nord Europa e la vera Europa sarebbe quella settentrionale di tradizione protestante». Idea stravagante, dal momento che di dette istituzioni l’Italia è un membro fondatore. Invece, «si parla dell’Europa come di altro rispetto a noi. Qualcosa dove si deve “entrare” o da dove si rischia di “uscire”». Ciò ha prodotto quel complesso di inferiorità che ha causato, per esempio, «l’entrata… in ginocchio del nostro Paese nell’area dell’euro». Altro elemento tipico dell’azionismo è l’eurocentrismo molto antiamericano, che si somma all’antiamericanismo viscerale dei comunisti, neo e post. Infatti (aggiungo io), se ascoltate le dichiarazioni dei cattolici di area prodiana, questo e non altro sentite: moralismo (sessuale e fiscale) e ritiro dall’Iraq.