La Stampa 9.3.2006
Vittorio Messori «Un’assurdità insegnare l’Islam nelle scuole. Meglio abolire anche l’ora di religione»
«L’ora di Islam è un’assurdità. Nelle scuole vanno impedite le lezioni di qualunque fede». A bocciare la proposta della Consulta dei musulmani e a chiedere l’abolizione negli istituti pubblici dell’insegnamento di ogni religione è Vittorio Messori, lo scrittore cattolico italiano più letto nel mondo, l’unico autore ad aver pubblicato un libro con gli ultimi due Papi.
L’ora di religione islamica a scuola non è un segno dei tempi?
«No è il segno di una confusione generalizzata. Altro che insegnare anche l’Islam, fosse per me cancellerei pure un vecchio relitto concordatario come l’attuale ora di religione. In una prospettiva cattolica la formazione religiosa può solo essere una catechesi e nelle scuole statali, che sono pagate da tutti, non si può e non si deve insegnare il catechismo. Lo facciano le parrocchie a spese dei fedeli».
Ma la Cei la difende da sempre a spada tratta!
«E’ un errore perché ormai è ridotta a un dannoso e confuso mix di "politicamente corretto", una via di mezzo fra storia delle fedi ed educazione civica. Fa più male che bene. Oggi gli insegnanti di religione, scelti dal vescovo, si impegnano molto ma hanno una missione impossibile, ballano sul filo per farsi accettare e provocano reazioni laiciste di indifferenza o rivolta come i crocifissi imposti nei tribunali. Perciò, ritiriamo i professori di religione dalle scuole pubbliche e assumiamoli nelle parrocchie tassandoci noi credenti».
E i musulmani?
«Trasmettano la loro fede nelle scuole coraniche e nelle moschee, come gli ebrei in quelle rabbiniche e nelle sinagoghe. Se si mette un’ora di Islam negli istituti pubblici, come si fa a lasciare fuori il buddismo, l’induismo, la dottrina di Sai Baba o dei Testimoni di Geova? Quindi, invece di infilare altre fedi nelle classi, facciamo il contrario. Togliamole tutti, a cominciare dal cattolicesimo. Come negli Stati Uniti, dove lo Stato non ostacola né favorisce nessuna religione e lascia la libertà a qualsiasi confessione di organizzarsi in proprio».
La consulta islamica la pensa diversamente...
«I corsi sul Corano li organizzino da soli e se li paghino come tutte le altre fedi. Non è questione di monopolio statale dell’istruzione. Lo Stato resti neutrale, non aiuti né contrasti nessuna confessione. Si limiti a riconoscere che ogni scuola non statale in più (di qualunque confessione o ateismo) consente di risparmiare denaro pubblico e di conseguenza conceda degli sgravi fiscali. Ma ciò solo come mero riconoscimento di un alleggerimento della spesa statale per l’istruzione. Niente di più».
Non è un passo verso la laicizzazione dell’istruzione?
«Guardi che a togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e il finto insegnamento della nostra dottrina nelle scuole dovremmo essere proprio noi cattolici. A che serve sfogliare un giornale in classe con un sacerdote o discutere di religioni mettendole tutte sullo stesso piano? Così si crea solo confusione, non si trasmette la fede, la si disperde. Lo stato deve lasciare che ogni confessione si attrezzi come vuole, ma a spese sue. Io mi quoterei volentieri per un nuovo assetto della catechesi».
Una scuola «global» non deve insegnare la religione?
«E’ un compito che spetta alle singole confessioni, fare un unico calderolone inzeppato di qualunque fede, produrrebbe un effetto "torre di Babele" a discapito di tutti. Lasciamo liberi gli studenti di approfondire la religione che vogliono al di fuori dell’orario scolastico. Se non lo capiamo per tempo confonderemo le nuove generazioni e impediremo loro di sviluppare autonomanente una coscienza e uno spirito critico. E il politicamente corretto è la negazione del Vangelo».
Vittorio Messori «Un’assurdità insegnare l’Islam nelle scuole. Meglio abolire anche l’ora di religione»
«L’ora di Islam è un’assurdità. Nelle scuole vanno impedite le lezioni di qualunque fede». A bocciare la proposta della Consulta dei musulmani e a chiedere l’abolizione negli istituti pubblici dell’insegnamento di ogni religione è Vittorio Messori, lo scrittore cattolico italiano più letto nel mondo, l’unico autore ad aver pubblicato un libro con gli ultimi due Papi.
L’ora di religione islamica a scuola non è un segno dei tempi?
«No è il segno di una confusione generalizzata. Altro che insegnare anche l’Islam, fosse per me cancellerei pure un vecchio relitto concordatario come l’attuale ora di religione. In una prospettiva cattolica la formazione religiosa può solo essere una catechesi e nelle scuole statali, che sono pagate da tutti, non si può e non si deve insegnare il catechismo. Lo facciano le parrocchie a spese dei fedeli».
Ma la Cei la difende da sempre a spada tratta!
«E’ un errore perché ormai è ridotta a un dannoso e confuso mix di "politicamente corretto", una via di mezzo fra storia delle fedi ed educazione civica. Fa più male che bene. Oggi gli insegnanti di religione, scelti dal vescovo, si impegnano molto ma hanno una missione impossibile, ballano sul filo per farsi accettare e provocano reazioni laiciste di indifferenza o rivolta come i crocifissi imposti nei tribunali. Perciò, ritiriamo i professori di religione dalle scuole pubbliche e assumiamoli nelle parrocchie tassandoci noi credenti».
E i musulmani?
«Trasmettano la loro fede nelle scuole coraniche e nelle moschee, come gli ebrei in quelle rabbiniche e nelle sinagoghe. Se si mette un’ora di Islam negli istituti pubblici, come si fa a lasciare fuori il buddismo, l’induismo, la dottrina di Sai Baba o dei Testimoni di Geova? Quindi, invece di infilare altre fedi nelle classi, facciamo il contrario. Togliamole tutti, a cominciare dal cattolicesimo. Come negli Stati Uniti, dove lo Stato non ostacola né favorisce nessuna religione e lascia la libertà a qualsiasi confessione di organizzarsi in proprio».
La consulta islamica la pensa diversamente...
«I corsi sul Corano li organizzino da soli e se li paghino come tutte le altre fedi. Non è questione di monopolio statale dell’istruzione. Lo Stato resti neutrale, non aiuti né contrasti nessuna confessione. Si limiti a riconoscere che ogni scuola non statale in più (di qualunque confessione o ateismo) consente di risparmiare denaro pubblico e di conseguenza conceda degli sgravi fiscali. Ma ciò solo come mero riconoscimento di un alleggerimento della spesa statale per l’istruzione. Niente di più».
Non è un passo verso la laicizzazione dell’istruzione?
«Guardi che a togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e il finto insegnamento della nostra dottrina nelle scuole dovremmo essere proprio noi cattolici. A che serve sfogliare un giornale in classe con un sacerdote o discutere di religioni mettendole tutte sullo stesso piano? Così si crea solo confusione, non si trasmette la fede, la si disperde. Lo stato deve lasciare che ogni confessione si attrezzi come vuole, ma a spese sue. Io mi quoterei volentieri per un nuovo assetto della catechesi».
Una scuola «global» non deve insegnare la religione?
«E’ un compito che spetta alle singole confessioni, fare un unico calderolone inzeppato di qualunque fede, produrrebbe un effetto "torre di Babele" a discapito di tutti. Lasciamo liberi gli studenti di approfondire la religione che vogliono al di fuori dell’orario scolastico. Se non lo capiamo per tempo confonderemo le nuove generazioni e impediremo loro di sviluppare autonomanente una coscienza e uno spirito critico. E il politicamente corretto è la negazione del Vangelo».