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La più bella esperienza, innamorarsi

La più bella esperienza, innamorarsi

di Massimo Camisasca 18/02/2008

Alverca (Portogallo). Raffaele Cossa saluta i fedeli all'uscita della chiesaParlare di famiglia oggi sembra un’impresa impossibile. Abbiamo tutti davanti agli occhi convivenze difficili, litigiose, divisioni e divorzi; registriamo sempre più la difficoltà di un dialogo fra generazioni che peraltro è sempre difficile. Siamo poi percossi dalla banalizzazione dell’amore e dei rapporti sessuali, non per moralismo, ma perché vorremmo che essi, uno dei doni più grandi che Dio abbia dato all’uomo e alla donna, fossero conservati nella loro freschezza originaria, nella loro capacità unitiva, nella loro apertura alla sorpresa di una vita nuova che nasce.
D’altra parte, non possiamo cadere né nello spiritualismo né nel romanticismo. Le difficoltà sono quello che sono, e nascono dal difficile rapporto nell’uomo tra la sua materialità e la sua apertura all’infinito. E sono poi aggravate oggi da un contesto sociale in cui si vuol far credere all’uomo di poter fare tutto, scegliere se avere figli, quando averli, come averli, e ora chi avere; volare da una donna all’altra, da un uomo all’altro senza prendere insegnamento dalla delusione di don Giovanni e Casanova. Ulteriore difficoltà: le famiglie fragili generano figli ancora più fragili, più paurosi di fronte alla realtà… Sembra un bollettino di guerra, e vorrei fermarmi qui anche perché il mio scopo non è di lamentarmi della cattiveria del tempo presente, ma all’opposto di rallegrarmi perché in mezzo a tutto questo c’è sempre chi vive ciò che è essenziale, e testimonia quanto sia bello e pieno di letizia abbandonarsi a ciò che la grazia di Cristo rende possibile nella vita.
Proviamo a fissare alcuni punti fondamentali. Non è forse vero che l’esperienza più entusiasmante della vita sia l’innamoramento? A partire da quell’istante, tutto sembra nuovo, unito, tutto sembra proiettarci creativamente verso il futuro. Tutto chiede di durare. Occorre allora che ci siano delle persone che ci aiutino a liberare questo amore dalle insidie che possono soffocarlo. Da soli non possiamo farcela. Occorre chiedere a Dio questa grazia, occorrono gli amici, le letture giuste. Occorre vedere che questo è possibile perché lo si scopre nella vita degli altri. Poi l’amore diventa un «sì». Anche qui è solo l’inizio. Perché questo «sì» possa attraversare le infinite insidie della vita degli avvenimenti, occorre innamorarsi sempre di nuovo. Occorre perciò nuova preghiera, nuovo silenzio, nuove letture, nuovi amici. Occorre la grazia che ci porti sempre a sperare, a ricominciare. E poi i figli: quale grande dono essi siano! Lo sappiamo tutti, ma com’è difficile la loro educazione, a quante sconfitte dobbiamo prepararci, a quante scoperte. Educare loro vuol dire accettare di rimettere in discussione noi stessi per ritrovare ogni giorno il punto di equilibrio tra autorità e libertà, ma l’educazione rimane l’avventura più avvincente che l’uomo possa correre. Anche in questo caso, gli amici sono fondamentali. Oggi più che mai, la vita dei nostri ragazzi si decide nelle amicizie che incontrano.

(da "Fraternità e Missione", III 2008, in distribuzione)

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