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Dalla Guerra alla Pace

Della guerra e della pace, e della missione in Iraq
Le correnti pacifiste e non violente del secolo XX si richiamano al pensiero dello scrittore russo Leone Tolstoj, specialmente in campo cristiano. Tolstoj, come sostiene il Cardinale Giacomo Biffi, riduce il messaggio cristiano a una proposta morale formulata in cinque punti, e lo fa riscrivendo il Vangelo ed eliminando ogni dimensione soprannaturale di Cristo e del suo insegnamento.
Uno di questi punti riguarda il principio della non resistenza al male e della radicalità assoluta della non violenza. In virtù di questo principio il delinquente deve essere solo ammonito; alla prepotenza, sia individuale e sia delle nazioni, bisogna sempre cedere; alle armi dei malvagi non si possono opporre le armi; l'idea stessa di giudizio e di pena viene vanificata; le funzioni di polizia e il servizio militare sono intrinsecamente immorali; lo Stato stesso non è che un brigantaggio organizzato.
Il Cardinale Biffi fa sue le considerazioni di Vladimir Sergeevic Soloviev a questo proposito:
- la dottrina della non violenza, intesa in questo modo, è inaccettabile ed è antievangelica proprio perchè porta alla non difesa dei deboli e privilegia coloro che sono forti e prepotenti.
- Nel caso concreto: se io vedo un assassino che sta uccidendo un uomo la teoria tolstojana e pacifista mi dice che non avrei il diritto di intervenire per disarmarlo con la forza; dovrei solo cercare di persuaderlo con le parole. Così facendo però non rispetto la dignità umana nè dell'aggredito e nè dell'aggressore, poichè lascio l'uno e l'altro, in diversa maniera, in balìa degli impulsi cattivi.
- Soloviev aggiunge che la violenza non è intrinsecamente immorale: è immorale se si avvilisce la persona al rango di strumento, ma non in sè. Perciò si può fare violenza per salvare una persona, per esempio: a chi sta per annegare e si dibatte nell'acqua, oppure ad un bambino che non si vuole sottoporre ad un intervento chirurgico.
- Ultima considerazione. I pacifisti duri e puri in passato sostenevano l'obiezione fiscale per le spese militari. Sempre Soloviev dice: "Si dirà i contributi e le tasse percepiti dallo Stato sono utilizzati non per scopi evidentemente utili, ma per delle finalità che mi sembrano inutili o addirittura dannose. Ma allora il mio dovere è addirittura di denunciare questi abusi, non certo di negare con dichiarazioni o con atti il principio stesso della tassazione da parte dello Stato".
Papa Benedetto XVI, quando era ancora Cardinale, nella conferenza per il 60° anno dello sbarco in Normandia ha affermato che il pacifismo assoluto è insostenibile. Anzi, proprio guardando agli eventi della seconda guerra mondiale e all'impegno degli Alleati sostiene: "Se mai si è verificato nella storia un bellum justum è qui che lo troviamo, nell’impegno degli Alleati, perché il loro intervento operava nei suoi esiti anche per il bene di coloro contro il cui Paese era condotta la guerra". Ratzinger parla di bellum justum (guerra giusta) ed il perchè lo si ritrova nelle sue parole: "Al servizio di questo dominio della menzogna stava un regime di paura, nel quale nessuno poteva fidarsi dell’altro perché tutti in qualche modo dovevano proteggersi sotto la maschera della menzogna. Così fu di fatto necessario che il mondo intero intervenisse a spezzare il cerchio dell’azione criminale, perché fossero ristabiliti la libertà e il diritto. Oggi noi siamo grati al fatto che questo sia avvenuto, e a esser grati non sono soltanto i Paesi occupati dalle truppe tedesche. Noi stessi, i tedeschi, siamo grati perché, con l’aiuto di quell’impegno, abbiamo recuperato la libertà e il diritto".
L'insegnamento ufficiale della chiesa su questi argomenti, sia sulla base di quanto dice il Concilio Vaticano II e sia sulla base di quanto dice il magistero pontificio, ha i seguenti principi:
1. La pace è un valore primario dell'umanità ed ogni uomo di buona volontà, sopratutto i cristiani e coloro che professano una religione, , sono chiamati a perseguirlo con ogni impegno . Ma la pace non è solo assenza di guerra, essa è specificamente opera della giustizia, della verità e della libertà e dell'amore fraterno.
2. La guerra è un male che non solo la fede ma neppure la ragione umana dovrebbe mai accettare. Tuttavia - afferma la Costituzione Gaudium et Spes del Concilio - la guerra non è scomparsa dall'orizzonte dell'uomo. E fintanto che esiste il pericolo delle guerre, e non vi sarà un'autorità internazionale competente munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi la possibilità della legittima difesa.
3. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati.
4. Nella concretezza della situazione attuale ne consegue che è doveroso da parte degli Stati predisporre le necessarie forze armate per la difesa. Lo Stato ha il dovere della previdenza e della prudenza nel garantire sicurezza ai propri cittadini.
5. E' auspicabile che vi sia una autorità politica internazionale capace di risolvere le vertenze tra gli Stati.
6. Anche questa autorità dovrà disporre di forze efficaci pronte ad intervenire per garantire il diritto contro ogni tipo di prevaricazione.
7. Accanto alla necessità e legittimità delle forze armate di uno Stato corrisponde la legittimità morale di "coloro... che dediti al servizio della Patria, esercitano la professione nelle file dell'esercito". Questi sono considerati dal citato documento del Concilio Vaticano II "ministri della sicurezza e della libertà dei loro popoli e se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace".
Per quanto riguarda la partecipazione dei nostri soldati, di cui siamo orgogliosi, alla missione in Iraq bisogna sottolineare due fatti: 1) non hanno partecipato a nessuna guerra contro l'esercito di Saddam (che pure è un criminale al pari di Hitler; 2) svolgono una missione di pacificazione nella zona loro assegnata. Ciò è confermato da chi ci vive come il patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly , che ha affermato all'agenzia Asia News: "Gli italiani sono i più buoni, sono soldati che lavorano. Sono qui per proteggerci".
Come scritto nel post precedente il Papa Benedetto XVI ha evidenziato l'impegno per la pace del contingente italiano in Iraq con un messaggio al nostro Ministro degli Esteri ed un telegramma all'Ordinario Militare d'Italia. La CEI in una nota dopo l'attentato ha ribadito che la missione cui l'Italia partecipa in Iraq è un contributo generoso e disinteressato in favore della pace e della libertà in quel Paese.
Bisogna lasciare l'Iraq? A questa domanda ha risposto in una intervista alla Radio Vaticana il Cardinale Roberto Tucci, e risponde con una domanda del giornalista di Magdi Allam: "Come si fa a non comprendere che se oggi si abbandonasse militarmente l'Iraq lo consegneremmo a Bin Laden o Al Qaida?".
Vedi anche: Tendenze del mondo cattolico sul tema della pace e della guerra, di S.E. mons. Giovanni Marra, arcivescovo titolare di Ravello e ordinario militare per l'Italia, in Cristianità 204 1992

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